Si chiama captagon, viene distribuito ai terroristi per per inibire paura e dolore e tra i civili perché non fa sentire la fatica. È conosciuta anche come “droga dell’Isis”. Sono le pasticche che furono anche trovate nel covo dei terroristi del Bataclan, dopo gli attentati del novembre del 2015. Da anni sono uno degli strumenti principali utilizzati per finanziare le battaglie jihadiste e grazie alla quale stava cercando di riorganizzare lo Stato islamico. E adesso stavano per invadere l’Europa. Ma fortunatamente la Guardia di Finanza italiana è riuscita a bloccare tutto. Un carico di 14 tonnellate di anfetamine, 84 milioni di pasticche con logo ‘captagon’, prodotte in Siria da Isis, valore di mercato oltre 1 miliardo di euro, è stato sequestrato dalla guardia di finanza nel porto di Salerno su disposizione della Procura Napoli.
Come riporta Repubblica, “è il più imponente sequestro di anfetamine a livello mondiale. A gestire l’affare, secondo gli inquirenti, c’è un cartello di clan malavitosi pronto a piazzare sui mercati di tutto il Continente la droga. Lo stupefacente era nascosto all’interno di tre container sospetti in arrivo al porto di Salerno contenenti cilindri di carta per uso industriale e macchinari e diretti a una società con sede in Svizzera, a Lugano, intestata a soggetti italiani sui quali sono adesso in corso approfondimenti”.
Pacchetti di pasticche dell’Isis che nascondeva uno dei più importanti traffici di droga finanziato dall’Isis mai scoperto, un fiume di droga pronto a invadere l’Europa attraverso Salerno. “A insospettire le Dogane – ricostruisce Repubblica – era stata per prima cosa la tratta che avrebbe dovuto fare il primo container. A inviarlo era una società siriana. Quello in Italia doveva essere soltanto un passaggio tecnico. Perché la merce – ‘scrivanie e abbigliamento ginnico’ – era destinato in Libia, pe il tramite di una società svizzera”.
Le sostanze erano nascoste in maniera molto accurata: le anfetamine, per un valore di mercato complessivo di 850 milioni, erano nascoste in bobine di carta e moltiplicatori di velocità per i motori. Droga che, probabilmente, non sarebbe mai arrivata in Libia ma che qualcuno avrebbe provveduto a scaricare a Salerno. Le indagini sono ancora in corso ma appare già chiaro che dietro la società svizzera ci siano dei personaggi italiani
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