E chi se lo aspettava! Arriva un endorsement davvero particolare al nuovo governo M5S-PD. Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, dichiara via editoriale di prima pagina il suo sì all’accordo, anche se premette che non essendo iscritto a Rousseau, purtroppo, non potrà votare. Ma attenzione, le sue motivazioni non sono così scontate o benevole come si potrebbe pensare. Quella di Sallusti è una trovata davvero fine. Dirà sì per tre ragioni.
La prima è di colleganza e in effetti non può che vederci d’accordo: “Il primo motivo è che da collega voglio dare una mano ad Enrico Mentana a mettere fine alla sua maratona tv che lo vede costretto a stare in diretta dodici ore al giorno. Penso che anche un ultramaratoneta del suo calibro abbia diritto di sapere dove è il traguardo e non è giusto che questi ingrati ogni giorno glielo spostino un po’ più in là con la scusa che non c’è l’accordo su Di Maio vicepremier o pretesti simili”.
Il secondo motivo è invece egoistico e riguarda Montanelli, che un giorno gli diede una lezione di giornalismo: “‘Ricordati – disse – che se scrivi un articolo su un governo devi sostenere che è un governo che fa schifo, mai dire che è bravo, perché il lettore si arrabbia: noi del Giornale siamo condannati a essere contro’. Il fatto è che veniamo da una stagione difficile, perché al governo c’era sì un nemico (Di Maio) ma anche un amico (Salvini) dei nostri lettori”.
“Per noi quindi la situazione faceva solo ‘un po’ schifo’ o ‘schifo a giorni alterni’ e questo – Montanelli ha sempre ragione – non poteva funzionare a lungo, alla fine rischiavi di scontentare tutti. Ora invece con il governo sinistra-sinistra potremmo sbizzarrirci a piacimento e con continuità in critiche e sberleffi (i pretesti non mancheranno certo) senza scontentare nessuno dei nostri”.
Il terzo motivo, invece, è quello che ci accomuna un po’ tutti: “Vedere il popolo grillino che dice sì a governare insieme a Matteo Renzi e a Maria Elena Boschi e il Pd togliere, come da accordi, le concessioni agli amici Benetton è certamente, per dirla alla Jovanotti, il più grande spettacolo dopo il Big Bang”.
“Sapevamo che i Cinque Stelle erano in vendita,non immaginavamo raggiungessero così presto e così spudoratamente il livello del Pd”.
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