“Se entrate sarà un bagno di sangue”. Siamo in Italia, nel 2018. Salta così il blitz dei militari della guardia di finanza – in realtà concordato da giorni – nella sede di CasaPound. Per evitare tensioni. Ma il quartier generale delle “tartarughe” all’Esquilino resta comunque a rischio sgombero. Le prove di sfratto sono andate in scena ieri pomeriggio: le fiamme gialle, inviate dalla procura della Corte dei Conti per un sopralluogo all’interno dello stabile di via Napoleone III, hanno provato ad accedere ai locali di proprietà del Demanio abitati abusivamente dai “fascisti del terzo millennio” con l’obiettivo di determinare i danni causati al pubblico erario dall’occupazione partita il 27 dicembre 2003.
Tentativo respinto, concluso con una serie strette di mano tra i militanti del partito di estrema destra, un sorridente Davide Di Stefano in testa, e gli agenti della Digos in borghese inviati sul posto dalla questura per mediare e arginare possibili disordini.
Ma i pm contabili, a fronte del flop di ieri, non demordono. Per acquisire tutta la documentazione di cui hanno bisogno, dalle planimetrie degli spazi comuni e degli appartamenti ricavati all’interno dell’immobile fino ai dati catastali, e ricostruire la storia dell’occupazione si rivolgeranno altrove. Stando alle dichiarazioni di Simone Di Stefano, uno dei leader di CasaPound, all’interno della sede vivono famiglie di italiani rimaste senza un tetto.
Poi, ad accendere il faro su via Napoleone III, è arrivata l’inchiesta dell’Espresso. A quel punto il palazzone, sei piani per 60 vani a due passi dalla stazione Termini, è finito nel mirino della Corte dei Conti. A caccia dei responsabili di uno spreco milionario, i magistrati per ora hanno messo in fila tutti gli sgomberi evitati da CasaPound. Prima con Alemanno sindaco, poi con la stesura della shortlist degli edifici occupati firmata nel 2016 dal prefetto Francesco Paolo Tronca.
Lo stabile all’Esquilino è nell’elenco dei 93 immobili occupati abusivamente stilato dalla questura. La musica non è cambiata neppure sotto l’amministrazione Raggi. Dopo essere finito all’ordine del giorno di uno dei comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica convocati in prefettura per fare il punto sulla situazione degli sgomberi, via Napoleone III è di nuovo sparita dai radar del Comune e di palazzo Valentini. Domani le parti si riaggiorneranno.
Con l’indagine della procura contabile e lo spettro di una maxi-condanna per danno erariale sul capo di politici e dirigenti capitolini, le sorti dello stabile occupato da ormai quasi 15 anni non possono essere più ignorate. Ieri, però, la visita della finanza si è chiusa con Un nulla di fatto. E con le parole del numero uno delle “tartarughe”, Gianluca Iannone: “Non c’è stata nessuna perquisizione”. Adesso non è escluso un nuovo blitz, stavolta senza preavviso.
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