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Salute e benessere: le alghe sono il cibo del futuro ecco perché

Si stanno diffondendo anche nelle nostre tavole. Sono ricche di vitamine e minerali, molto più di altri alimenti più comuni. Ma quelle d’acqua dolce stanno rivelando sorprendenti e sconosciute proprietà. Con una buona notizia per i vegani.  In molti pensano che le alghe siano estranee alla nostra tradizione alimentare e medica. In realtà già nel primo secolo dopo Cristo, si usavano le alghe marine nella cura della gotta, malattia molto diffusa tra la nobiltà romana, oppure si consigliava l’impiego contro le eruzioni cutanee, la gastrite e i disturbi dell’intestino e del fegato.

Per quanto riguarda le alghe di acqua dolce invece basti ricordare che le civiltà precolombiane ne avevano già scoperto le proprietà ricostituenti (tra gli aztechi erano utilizzate dai guerrieri). Le alghe marine inoltre fanno parte della tradizione alimentare degli abitanti delle coste atlantiche d’Europa, mentre nel nostro paese se ne è riscoperto l’utilizzo grazie alla diffusione della cultura macrobiotica proveniente dal Giappone che ne è il maggior produttore e consumatore al mondo. Inoltre già durante la conferenza mondiale delle Nazioni Unite sull’alimentazione svoltasi nel 1974 un’alga, la Spirulina fu definita «il miglior cibo del futuro»  per le sue ottime proprietà nutritive, la cui coltura si sta estendendo dai paesi tropicali e subtropicali verso luoghi come Francia, Spagna e recentemente anche nel nostro Paese. Le alghe forniscono numerosi vantaggi, in particolare le microalghe, perché non devono essere coltivate su terreni arabili, ma nell’acqua di mare, e hanno un elevato rendimento e possono contribuire efficacemente alla produzione di alimenti perché sono ricche di grassi, proteine e carboidrati. 

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Come sarà l’alimentazione del futuro?

Pillole, insetti, alimenti nati in laboratorio, come sarà l’alimentazione del futuro? Sarà più nutriente, più salutistica, ci sarà tanta tecnologia, avrà rispetto dell’ambiente, costerà poco e sarà accessibile a un grande numero di persone. Non sarà comunque molto lontana da quella attuale. Continueremo a mangiare i piatti della nostra tradizione, ma riusciremo a capire meglio quale alimento consumare più o meno frequentemente in base alle nostre caratteristiche genetiche e agli effetti sulla nostra salute. Ma gli scienziati, gli agricoltori, gli imprenditori e i sognatori stanno lavorando per un obiettivo comune: un futuro sostenibile con cibi sani e gustosi per tutti. 

Se pensiamo che un maschio americano medio consuma 100 grammi di proteine al giorno – quasi il doppio della quantità necessaria. Questo consumo eccessivo non è sostenibile. Le Nazioni Unite prevedono che la produzione alimentare dovrà aumentare fino al 70% entro il 2050 per sfamare altri 2,5 miliardi di persone. Per sopravvivere, dobbiamo reinventare il modo in cui coltiviamo e mangiamo. Gli esperti dicono che le alghe potrebbero essere una possibile soluzione. A differenza della maggior parte delle colture, non richiede acqua fresca per prosperare. Questo è un grosso problema. Circa il 70% dell’acqua disponibile del pianeta è destinata alle colture e all’allevamento di bestiame.

 

Esiste una piantagione di alghe

Esiste una piantagione di alghe Green Stream Farms nella sonnolenta città di Columbus, nel New Mexico, a due passi dal confine messicano. E’ qui che l’azienda di benessere iWi sta crescendo un ceppo di alghe su vasta scala. La fattoria ha mari verdi a perdita d’occhio. L’intera fattoria è di 900 acri – 98 dei quali sono attualmente coltivati – e opera tutto l’anno. “Ci sono centinaia di migliaia di ceppi di alghe nel mondo e c’è un sottogruppo di quelli che sono puzzolenti e viscidi e grossolani, ma ce ne sono molti che non lo sono”, ha detto Rebecca White, VP of Operations di iWi . IWi sta scommettendo che il loro ceppo, la nannochloropsis, sarà la prossima grande tendenza del cibo. La società vende già alghe come integratori di omega-3 ed EPA al The Vitamin Shoppe e su Amazon. Ora sta sviluppando snack a base di alghe e polveri proteiche.

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“La proteina che stiamo producendo non sarà verde”, ha detto il CEO Miguel Calatayud, aggiungendo che le sue proteine in polvere saranno praticamente impercettibili se aggiunte ad altri alimenti. Non “cambierà il sapore”.

“[Sarà] in ogni singolo cibo che prendi ogni giorno”, ha aggiunto. “Le alghe faranno parte di una normale catena alimentare per noi, sarà una grande cosa per tutti noi e per il nostro pianeta”. Calatayud ha detto che se la popolazione mondiale crescerà da 7,5 a 10 miliardi come previsto, dovremo pensare più seriamente alle alternative proteiche come le alghe.“Non ci saranno abbastanza proteine animali o altre proteine vegetali”, ha detto. “Non ci sarà abbastanza terra arabile, e ciò che è ancora più importante, non ci sarà abbastanza acqua fresca”.

Il ceppo di alghe di IWi prende ciò che altrimenti sarebbe sprecato: acqua salata, terra deserta e CO2, e lo trasforma in qualcosa di speciale. Costituito da 40% di proteine, può produrre circa sette volte la quantità di proteine come semi di soia sulla stessa quantità di terra. La pianta rilascia anche ossigeno nell’aria. IWi sfrutta la potenza del sole per nutrire le sue alghe. I nuovi prodotti alimentari devono essere pensati per crescere in luoghi, in terreni fino a oggi giudicati difficili o impossibili da coltivare. Si deve poter disporre di nuovi prodotti alimentari nutrienti e di idee brillanti: nei laboratori di tutto il mondo si lavora a ogni genere di intuizione: dalle polveri a base di proteine vegetali, alla ricerca sugli insetti o sulle alghe, fino alle carni prodotte in laboratorio. Insomma in futuro saremo obbligati a considerare: le alghe e gli insetti come cibo alternativo. 

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Mangiare insetti invece?

Gli insetti sono ricchi di proteine di ottima qualità, con un alto contenuto di vitamine del gruppo B e minerali fondamentali come zinco e ferro, apportano pochi grassi e quei pochi sono per lo più i preziosi omega-3. Ma c’è di più: hanno un costo molto ridotto e la loro produzione rispetta l’ambiente. La Commissione europea ha investito 3 milioni di euro per cercare di inserirli nell’alimentazione occidentale e la Fao ha istituito una commissione di 75 esperti per studiare le potenzialità dell’introduzione nella dieta di molte specie di insetti. Sì, perché in altri paesi del mondo gli insetti si mangiano già. Si stima che facciano parte della dieta tradizionale di almeno 2 miliardi di persone e siano utilizzate come alimento più di 1900 specie. I più consumati sono i coleotteri, seguono i bruchi, le api, le vespe e le formiche, e poi cavallette, locuste e grilli.

Chi li ha provati assicura che il loro sapore ricorda la nocciola. Perché sarebbe tanto importante includerli nella dieta? Oltre all’aspetto nutrizionale, che li vede simili al pesce per contenuto in omega-3 e qualità delle proteine, mangiare insetti potrebbe portare a grandi benefici anche per l’ambiente, grazie alla loro alta efficienza di conversione alimentare. Per 1 kg di grilli infatti si utilizza solo 1,7 kg di mangime e c’è solo il 20% di scarti. Ciò significa che i grilli sono 2 volte più efficienti dei polli a convertire il mangime in carne, almeno 4 più efficienti dei maiali e 12 dei bovini. Rimane il problema della sicurezza microbiologica e dei rischi di trasmissione di infezioni per l’uomo, per il bestiame e la fauna selvatica. Insomma, in un futuro non troppo lontano potremo mangiare, oltre ai piatti tipici della tradizione gastronomica italiana, anche pietanze a base di meduse, alghe e insetti.

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