Uno dei problemi più urgenti che i medici si trovano ad affrontare è la difficoltà a reperire le quantità di plasma necessarie per le cure, soprattutto quando i pazienti hanno un gruppo sanguigno raro. A ciò si aggiunge il problema della conservazione: le piastrine, fondamentali per la coagulazione del sangue, possono essere conservate solo per un periodo molto breve. Mentre il sangue può durare fino a un mese, le piastrine resistono solo una settimana. Tuttavia, un team di ricercatori della North Carolina State University e della University of North Carolina di Chapel Hill potrebbe cambiare questa situazione in un futuro non troppo lontano.
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La professoressa Ashley Brown, a capo del progetto, ha spiegato che anche con un’abbondanza di donazioni, non è possibile conservare le piastrine a lungo. Per risolvere questo problema, il suo team ha sviluppato un sostituto artificiale che svolge le stesse funzioni delle piastrine naturali ma, a differenza di queste ultime, può essere conservato a lungo. Questa scoperta è stata pubblicata su Science Translation Medicine.
Cosa hanno scoperto i ricercatori
I ricercatori hanno illustrato come le piastrine sintetiche possano essere utilizzate in diversi modi. Finora sono state testate su roditori e maiali, dimostrandosi capaci di fermare emorragie e accelerare la guarigione degli animali. Un altro vantaggio significativo è che per ottenere risultati è stato sufficiente utilizzare solo un decimo delle particelle artificiali rispetto alla quantità di piastrine naturali necessarie. La professoressa Brown ha spiegato che il meccanismo d’azione delle particelle artificiali si basa sul legame con la fibrina, il che le rende forse più efficienti delle piastrine naturali.
Nonostante la ricerca sia ancora in fase sperimentale, questa nuova scoperta promette di apportare notevoli vantaggi alla medicina futura. Matthew Neal, chirurgo e traumatologo dell’University of Pittsburgh Medical Center, ha affermato che l’idea di un sostituto sintetico delle piastrine si sta avvicinando alla realtà. È fondamentale ottenere il giusto rivestimento sulla superficie di queste particelle per far sì che somiglino e si comportino come piastrine naturali, evitando possibili controindicazioni.
La dottoressa Brown ha sottolineato che durante la sperimentazione non si sono verificati effetti negativi sugli animali e che le particelle sintetiche sono state espulse tramite le urine, evitando così che rimangano nell’organismo. L’utilizzo di queste particelle sintetiche promette di portare grandi benefici in molte situazioni, dalla cura delle lesioni traumatiche ai tumori e ad alcune malattie croniche che richiedono frequenti trasfusioni. Ora i ricercatori stanno preparando la sperimentazione sugli esseri umani, che dovrebbe iniziare entro pochi anni.