Un Movimento frastornato, sbatacchiato qua e là da eventi infausti. Ultimo in ordine cronologico l’arresto di Marcello De Vito, in quella Roma che doveva diventare fiore all’occhiello dei Cinque Stelle e che sotto la gestione Raggi, invece, è stata fonte più di imbarazzo che d’orgoglio. Notizia arrivata, quella dello scandalo capitolino, nella stessa giornata in cui le truppe pentestellate erano chiamate a votare in Senato a difesa di Matteo Salvini, a rischio processo sul caso Diciotti. Lo scherzo di un destino crudelissimo.
Missione compiuta, per il Carroccio, anche grazie ai voti dei fidi alleati di centrodestra. Tra lo sconforto generale dei colleghi di governo. Umore nerissimo sintetizzato da Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia: “Non è una bella giornata, non leggo serrate analisi, non ascolto riflessioni profonde. Tutto ciò che accade viene valutato con una quota singolare di approssimazione, che è compendio di ingenuità e ignoranza. Oggi siamo a un bivio, ma chi lo sa”.
A La Stampa, Morra ha ribadito: “
Mi chiamavano signor Cassandra. Ma è facile prefigurare le disgrazie quando si affronta la realtà senza prima averla studiata, capita, digerita”. Parole che stonano con la calma paventata da alcuni colleghi, pessimi bugiardi, che continuavano a fingere serenità mentre il Movimento perdeva altri pezzi, con Elena Fattori, Paola Nugnes e Virginia La Mura a votare contro le indicazioni del partito, “sì” alla richiesta di procedere nei confronti di Salvini.
“Nel nostro Dna c’è il rispetto della giustizia – spiegava la Mura e vige il principio della sottomissione di ciascuno alla legge. Noi abbiamo le Cinque Stelle nel cuore”. Tra le proteste dei dissidenti e le perplessità dell’ala sinistra del Movimento, il passaggio si è compiuto: i grillini salvano il leader della Lega mentre viene incarcerato uno di loro. Tutti si dicono sereni, come niente fosse. Le nubi all’orizzonte, però, sono nere. Nerissime.
La Chiesa tifa contro Salvini: la strategia per indebolire la Lega