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“Putt**a, ti ammazziamo”. Salvini aizza i suoi, la Gip di Agrigento costretta a cancellarsi dai social

Contro il Gip di Agrigento Alessandra Vella, che ha disposto la liberazione della capitana Carola Rackete, si è scatenata una vera e propria gogna mediatica, condita da insulti e minacce di ogni tipo liberamente espressi sui social network e anche sotto i post del capo del Viminale. Tutto questo soprattutto “grazie” alla durissima presa di posizione del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che a più riprese ha veementemente criticato la decisione della giudice sui suoi canali social, aizzando così i suoi fan ad attaccare la giudice.

“Il GIP di Agrigento si chiama Alessandra Vella. Colpirne uno per educarne cento. Domani provo a investirla con la macchina mentre corro a salvare vite umane. Sapete da chi andare”, ha scritto per esempio l’utente Twitter Patrizio Amabile, scatenando un putiferio.

Dopo essere stato segnalato in massa da una moltitudine di utenti, Amabile ha limitato il suo account e fatto sparire i tweet incriminati, che però grazie a screenshot e salvataggi su Archive.fo sono stati inviati all’attenzione della procura di Agrigento dall’utente @SonoClaudio. Amabile, però, non è certo l’unico utente che ha insultato la Gip di Agrigento, in rete si trovano decine e decine di insulti sessisti e minacce di morte indirizzate alla giudice Vella.

“Puttana comunista di merda, verremo a cercarti, e non riderai più”, scrive @stelandis commentando un tweet che diffonde la fotografia della giudice. “Alessandra Vella eversore”, scrive invece @gianvitosibilio mentre @Idealerandagio twitta: “#AlessandraVella con la sua vita agiata non è degna di giudicare nemmeno le suole delle mie scarpe che hanno fatto più strada di lei che invece ha preso l’ascensore! Dal sotto scrivania alla cattedra del tribunale!!!”.

Divenuta bersaglio sui social, Vella ha cancellato il suo profilo Facebook, intorno alle 8.30 del mattino. In poche ore il suo nome è diventato virale, tra quelli più ricercati su google. Tutti volevano sapere chi fosse la gip che ha accolto la richiesta di scarcerazione dei legali di Carola Rackete.

Ma lei non se ne cura e prosegue il suo lavoro in silenzio, come sempre. Non vuole replicare neppure a Matteo Salvini che da ieri la attacca la giudice definendo il provvedimento “una vergogna”. Quando la sola vergogna qui, oltre agli insulti sessisti e alle minacce, è un ministro dell’Interno che provoca e genere queste campagne d’odio contro un giudice, donna.

 

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