Si è arrampicato sul tetto del suo ministero, come un turista a caccia di scorci mozzafiato. E si è ripreso mentre, con sguardo mai così romantico, osservava le bellezze di Roma. Che un tempo era ladrona e che ora è irresistibile per il leader della Lega Matteo Salvini, al punto da insistere nel chiedere all’operatore di turno di fare delle belle panoramiche per mostrare agli occhi degli utenti tutte le meraviglie della città eterna in diretta Facebook. Emozionato (“Mi sento un piccolo Piero Angela”), il Capitano ha dato così ufficialmente il via alla fase uno del suo piano, quello di insediarsi in Campidoglio e portare il partito lì dove qualche anno fa nessuno avrebbe mai sognato di arrivare. Sì, perché la situazione in seno alla giunta Raggi non è delle più semplici e da vero predatore Salvini attende e inizia le manovre di avvicinamento, pronto a colpire al momento più opportuno.
Il sindaco di Roma attende l’esito del processo, accusata di falso per la nomina di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele, a capo della Direzione Turismo del Campidoglio. Qualora fosse ritenuta colpevole, lo statuto del Movimento Cinque Stelle la costringerebbe (salvo clamorosi colpi di scena) a un inevitabile passo indietro. Salvini lo sa bene e non vuole sprecare quella che sarebbe una clamorosa occasione: la Lega alla conquista di Roma, un’impresa che farebbe la storia. E così corteggia i cittadini romani, non più terroni, come fosse al centro di una scena de La Grande Bellezza di Sorrentino, arrampicato sui tetti con gli occhi sgranati di meraviglia. E si prepara a regalare l’ennesimo sgarbo agli alleati (ex?) del centrodestra.
Salvini ha già iniziato le manovre di corteggiamento verso la destra romana, quella legata ancora a una certa retorica, a una certa tradizione. Dall’alto del suo ministero, scherza sull’Altare della Patria (“Posso farlo vedere senza essere accusato di nostalgie fasciste?”). Poi rivolge lo sguardo al mare: “Non lontano c’è Latina. C’erano le paludi, poi c’è stata la bonifica e adesso c’è questa bella città, ma non so se posso dirlo che tutto questo lo ha fatto Mussolini”. Nel bel mezzo del siparietto inizia a piovere ma Salvini non si ferma: “Siccome molte di queste cose le ha fatte Mussolini, io dovrei fingere che non esistano, ma non lo faccio”. Cerca consensi in quel mondo che un tempo era esclusivo appannaggio di Giorgia Meloni e che ora vorrebbe tutto per sé. Matteo, insomma, in un colpo solo si è accorto di non essere così lontano da Roma né dai romani. Scrutando l’orizzonte cerca una breccia, magari più pratica di quella di Porta Pia.
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