Più dei numeri dei sondaggi, a certificare il pericoloso “crollo” di Salvini ci sono i numeri dei social, quelli che con la Bestia hanno fatto la fortuna del leader della Lega. Nelle ultime due settimane il Capitano è letteralmente sparito dalla home di milioni di italiani. Lorenzo Tosa, su TPI, prova a spiegare, da vicino, cos’è accaduto. E si parte dal 13 novembre 2019. “È il giorno prima del lancio ufficiale della campagna elettorale di Lucia Borgonzoni in Emilia-Romagna. La Lega sta organizzando la grande serata del Paladozza che, nelle intenzioni di Morisi & C., avrebbe dovuto essere la location perfetta dello sbarco dell’alieno Salvini nella terra rossa per eccellenza. In quel momento esatto, la pagina Facebook personale di Matteo Salvini viaggia saldamente attorno ai 10 milioni di interazioni a settimana, con una media di 120 post prodotti ogni sette giorni e 3,8 milioni di followers netti sulla pagina (vale a dire di seguaci che hanno scelto di mettere il like). Numeri che ne fanno la pagina personale numero uno in Italia sotto tutti i parametri, staccando di più del doppio i diretti inseguitori”.
Sono trascorse più di due settimane dalle elezioni regionali che hanno visto Bonaccini sconfiggere nettamente Lucia Borgonzoni. L’impatto emotivo, prima ancora che numerico e politico, di quella notte – ora lo sappiamo, numeri alla mano – è stato devastante. “Per la prima volta quel treno in corsa lanciato verso la conquista del Paese si è fermato bruscamente in stazione, con il doppio effetto di rafforzare gli avversari interni (su tutti Giorgia Meloni e i malpancisti dentro il partito sin qui rimasti silenti) e di mettere a nudo, per la seconda volta dopo il colpo di sole del Papeete, tutte le fragilità della Bestia sul terreno a lei caro: la comunicazione social”.
A certificarlo in modo impietoso ci sono i dati Facebook: “Nell’ultima settimana le interazioni complessive di Matteo Salvini si sono fermate a 6,6 milioni, mentre sia il numero di follower, sia il numero di post è rimasto invariato. Un risultato che, se gli permette di mantenere il primato, resta un dato straordinariamente deludente per una pagina da oltre 4 milioni di follower. Per spiegarlo ancora meglio: dopo la sconfitta in Emilia-Romagna, Salvini non è ‘fisiologicamente’ tornato ai 10 milioni di engagement pre-elettorale, ma ha fatto un balzo indietro addirittura di quasi 8 milioni di interazioni (per un clamoroso -60%), fino a toccare un livello di coinvolgimento degli utenti mai così basso da anni”.
Questi numeri rappresentano un campanello d’allarme che nessuno si può permettere di sottovalutare in casa Lega, “e dimostra per la prima volta in maniera plastica una tesi con cui chiunque si occupi di comunicazione politica social prima o poi deve fare i conti: che la propaganda virtuale funziona nella misura in cui funge da grancassa di un clima di consenso esistente o quantomeno percepibile nella società reale, di cui post e tweet sono uno straordinario propellente virtuale. Ma, nel momento in cui la macchina va a sbattere, viene sconfitta alle urne (non accadeva dal 2016) e si dimostra vulnerabile, Facebook e Instragram, da soli, non bastano per evitare lo scontro, ma, anzi, per certi versi, rendono ancora più manifesta la difficoltà del momento, come la linea di mercurio su un termometro”.
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