Matteo Salvini è stato bocciato dall’Europa sul Pnrr. Il meccanismo che dovrà portare ingenti fondi nelle casse italiane non funziona bene nel dicastero del leghista. Il ministero delle Infrastrutture, infatti, è quello più in difficoltà con la gestione dei progetti europei per il Piano nazionale di ripresa e di resilienza. Quello che altrove è considerato il NextGenerationEu e che qui abbiamo denominato RecoveryFund, non viene onorato. Insomma, il ministero di Salvini è in fondo alla classifica degli enti italiani che non riescono a rispettare tempi e parametri per gli emolumenti europei. Il ponte sullo Stretto? Uno specchietto per le allodole.
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L’Europa boccia Salvini sul Pnrr
L’istituzione europea, dunque, boccia la cenerentola di Salvini. Tutto questo mentre il ministro per l’attuazione del Pnrr, Raffaele Fitto, tenta una disperata mediazione su contenuti, modalità e tempi di riassegnazione dei fondi. Matteo Salvini è responsabile di 19 miliardi a rischio. Solo due dei suoi target sono stati raggiunti, la scadenza è fine marzo. Oggi Repubblica rivela che 11 progetti su 29 sono di pertinenza del dicastero del leader della Lega. La situazione è molto seria, tanto che si è speso in prima persona il presidente Sergio Mattarella, citando Alcide De Gasperi e chiedendo di mettersi “sulla stanga”. Tra il 2020 e il 2022, fa sapere la Corte dei Conti, sono stati spesi 20 miliardi, che corrispondono soltanto al 49,7% delle risorse programmate e il 12% del totale.
La Corte dei Conti analizza la bocciatura che colpisce soprattutto Salvini: in tutto quest’anno resteranno indietro 15 miliardi, il 19,5% in meno rispetto al cronoprogramma. Dal 2024 partirà la corsa alla spesa, con valori annuali che dovrebbero superare i 45 miliardi. E soprattutto sono indietro progetti che interessano molti. Come quello per ridurre le emissioni delle navi traghetto dello stretto di Messina attraverso veicoli ibridi e i piani di edilizia carceraria. Il ministero di Salvini assomma il numero maggiore di progetti in ritardo.
Come si giustifica Salvini? Il capo della Lega spiega che la mancata realizzazione è dovuta alla complessità degli iter previsti. Che devono sempre passare da Bruxelles, perché non devono essere considerate aiuti di Stato. Un altro problema è il rincaro dei materiali. Nel primo semestre 2023 sono 40 gli obiettivi non completati. A questi se ne aggiungono altri 37 rinviati. Ma che rientrano comunque negli impegni con l’Unione Europea.
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