È ormai acclarato che Salvini ha mentito su Savoini. E lo ha confermato anche Conte intervenendo ieri in aula. Ora, però, la prove definitive arrivano dal telefono che la procura di Milano ha sequestrato al collaboratore del vicepremier. I contatti tra Matteo Salvini e Gianluca Savoini ci sono, sono documentati e dimostrano che tra i due c’era un rapporto quasi quotidiano. I dati estratti dal cellulare gettano una luce molto diversa sull’inchiesta dei rubli della Russia alla Lega.
Carlo Bonini e Fabio Tonacci spiegano su Repubblica come e perché Salvini ha mentito. Lo ha fatto una prima volta l’11 luglio scorso, escludendo la partecipazione di Savoini a Mosca nella delegazione ufficiale italiana in occasione degli incontri bilaterali con il ministero dell’interno russo (16 luglio 2018). Circostanza già smentita dall’evidenza di una foto scattata in quell’occasione e ora annichilita dal premier Conte sulla scorta di documenti ufficiali prodotti dalla nostra ambasciata a Mosca.
Ed è tornato a farlo una seconda volta, il 12 luglio, e di lì in avanti, accreditando il suo rapporto con Savoini come quello che si può avere con “un vecchio amico della Statale di Milano conosciuto 25 anni fa”. Una favoletta che fa a pugni con ciò che ora documentano la memoria delle chat whatsapp e i tabulati del telefono sequestrato a Savoini dalla Procura di Milano che lo indaga per corruzione internazionale.
Non fosse altro perché i contatti telefonici tra Salvini e Savoini – secondo quanto riferiscono fonti inquirenti – hanno avuto una frequenza giornaliera in questo primo anno al Governo. E non fa eccezione quel 18 ottobre del 2018, quando il Vicepremier rientrò dalle sue trentasei ore di trasferta a Mosca per il convegno di Confindustria Russia, lasciando che Savoini, in veste di messo della Lega (anche questa un’evidenza emersa dalle chat del telefono), si accomodasse ai tavoli del Metropol per discutere della fornitura di petrolio di Rosneft su cui si doveva ritagliare un finanziamento per il partito.
L’11 e il 12 luglio Salvini aveva infatti sostenuto di non avere la più pallida idea del perché si fosse ritrovato Savoini seduto al vertice bilaterale con i Russi. “Chiedetelo a lui”, aveva risposto. Arrivando persino a ipotizzare che quel suo “vecchio amico della Statale” lo avessero invitato i russi a sua insaputa. Una enorme bugia, insomma. Anche in quest’ultima versione dell’accompagnatore.
E poi c’è anche il singolare duetto canoro a favore di social network in cui si esibì, il 21 dicembre del 2018, quando trovò il tempo di ricevere al Viminale Al Bano Carrisi, l’artista da anni folgorato da Putin. Al Bano era stato ospite dell’ambasciata russa qualche tempo fa. A quella serata parteciparono anche Salvini e Savoini. Il ministro dell’Interno, dunque, è un bugiardo seriale.
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