Vai al contenuto

Caso-citofono: un carabiniere ha aiutato Salvini nella sceneggiata. Ora è sotto inchiesta

Il caso-citofono a Bologna continua ad arricchirsi di nuovi scottanti dettagli. E per Salvini le cose ora si mettono male. Anna Rita Biagini, la signora che ha segnalato al leader della Lega il presunto spacciatore, ha rivelato di essere stata contattata da un carabiniere prima dello show del citofono di Salvini, preannunciandole un contatto con lo staff del Capitano. L’Arma dei Carabinieri allora si è subito attivata per identificare il militare colpevole. Repubblica fa sapere che il carabiniere è stato individuato e che si tratta di un maresciallo: su di lui partirà un’inchiesta. Ma non è tutto, perché a quanto pare il carabiniere è già stato sospeso dal servizio per altre vicende. È infatti indagato con un collega per stalking nei confronti di un avvocato e per depistaggio.

Scrive Repubblica: “A fine anno il tribunale del Riesame ha stabilito per entrambi la sospensione (provvedimento al momento in stand-by in attesa dell’esito del ricorso). L’eventuale nuovo procedimento disciplinare nei suoi confronti avrebbe, come capo d’accusa, la violazione dell’imparzialità di un militare, che si è intromesso in un’attività con riflessi politici. Un carabiniere ha, come ogni altro cittadino, libertà di espressione ma non può svolgere attività a sostegno di chiunque se non autorizzato. Tutto si gioca su un filo sottilissimo perché in questo periodo il militare in questione non è in servizio per motivi personali”.

Nel video incriminato (quello del citofono, per intenderci) si sente la donna dire che uno degli spacciatori abita al primo piano indicando il palazzo. A quel punto Salvini chiede “spacciatore tunisino, ma è regolare? C’è il nome sul citofono?” ed è sempre la signora Biagini a fare il cognome della famiglia di presunti spacciatori e a indicare quale campanello suonare. Ora però l’Arma dei carabinieri vuole vederci chiaro. Nel video pubblicato dalla pagina Facebook di Salvini fa un nome. Non è ovviamente detto che si tratti della stessa persona di cui la signora Biagini ha parlato alla Stampa.

Giuseppe Baldessaro su Repubblica invece racconta la vicenda che è costata al carabiniere l’accusa di depistaggio: secondo i magistrati del Riesame che, nelle scorse settimane, hanno accolto il ricorso del pm ordinando la sospensione dal servizio dei due (provvedimento sospeso), la motivazione che li avrebbe scatenati potrebbe essere legata alla richiesta di saldo di un paio di parcelle. Pendenze economiche che il legale aveva in sospeso con il sottoufficiale “leghista” e con una sua conoscente. I due carabinieri gli facevano recapitare pizze a casa (costringendolo a litigare con i fattorini che ne esigevano il pagamento), lo avevano iscritto ad alcune agenzie matrimoniali che poi lo chiamavano al telefono (per fissare appuntamenti e incontri) e nel cuore della notte si divertivano a bloccargli il campanello di casa.

Degli stalker, capaci di rendere la vita del professionista un vero e proprio incubo. Non solo. Quando l’avvocato si rivolse a loro per formalizzare la denuncia contro ignoti, i due depistarono le indagini per evitare di essere individuati e, non contenti, continuarono a rovinargli l’esistenza. Per il Riesame “la facilità e la pervicacia con cui i due ex amici (della vittima, ndr.) si sono trasformati in persecutori (…) sono indicative di personalità prive di autocontrollo ed inclini ad appropriarsi della propria funzione pubblica a scopi personali, a costo di commettere reati”. Per i giudici i due carabinieri vanno sospesi perché capaci di “reiterare il reato e di inquinare le prove a loro carico”.

 

Ti potrebbe interessare anche: Caso Cucchi, svolta a sorpresa: “Ci hanno costretto a obbedire”

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure