Alle 15.30 ha preso la parola Matteo Salvini. Anche lui in Senato per la fiducia al governo Conte-bis. Il suo era uno degli interventi più attesi, e infatti ha dato di che parlare. Ha iniziato rivolgendosi al suo successore al Viminale, Luciana Lamorgese. “Può contare sulla mia collaborazione ma mi auguro che non si pieghi ai ricattucci della sinistra cancellando i decreti sicurezza perché farebbe il male del Paese”.
“Sono assolutamente a disposizione del nuovo ministro degli Interni per i dossier aperti. Non per i consigli perché non ne ha bisogno, ma può contare sulla mia leale collaborazione perché si occupa di sicurezza del Paese”.
“Siamo pubblici dipendenti, dovremmo essere contenti di essere giudicati dai nostri datori di lavoro: chi non vuole passare dal voto vuol dire che non ha la coscienza a posto”. Poi rivolgendosi a Conte con sarcasmo: “Non la invidio, presidente Conte-Monti. Si vede quando uno ha il discorso che gli viene da dentro e quando deve invece leggere un compitino a cui non crede neanche lui. Siete passati dalla rivoluzione al voto di Casini, Renzi, Monti”.
“Torno a casa con una poltrona di meno, ma con tanta dignità in più. Lascio voi a giudicare se questa operazione è di verità, e di coscienza: milioni di italiani non la pensano così. Siete la minoranza anche nei vostri partiti, l’hanno capito tutto che questo è un governo nato sulle convenienze. L’hanno capito tutti che l’unica paura è quella di tornare a casa”.
“Potete scappare per qualche mese ma non potete scappare all’infinito, ci sono anche le elezioni regionali. Abituatevi a tante piazze come quelle di ieri. Chi prende un voto in più governa. Se voi andate avanti su questo tema raccoglieremo le firme. Con questa legge vogliono garantire l’inciucio a vita”. Rivolto infine ancora a Conte, dà l’ultima stilettata: “Noi siamo in Europa, i miei figli cresceranno in Europa, ma la vogliamo diversa”.
“E vogliamo un’Italia a testa alta: l’immagine dell’uomo che sussurrava alla Merkel non fa bene al Paese. A proposito di stile… alla faccia. Lo stile è sostanza, non apparenza, non dipende solo dalla cravatta, dalla pochette e dal capello ben pettinato”.
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