Lo avessero scritto qualche mese fa, probabilmente la maggior parte degli italiani non ci avrebbe creduto. E invece ecco che di colpo Matteo Salvini, il leader della Lega famoso per l’indole aggressiva e spregiudicata, si è ridotto alla stregua di un bimbo che frigna dalla maestra, lamentandosi dei dispetti subiti da un compagno di classe. Dove la maestra è Mario Draghi, con il quale il segretario del Carroccio si è confrontato in queste ore per ribadire che, nel partito, “è lui che comanda”. E il compagno cattivo, invece, quel birbante di Giancarlo Giorgetti.
Come rivelato da Repubblica, infatti, nel colloquio con il premier, Salvini ha lamentato il troppo movimentismo del suo ministro e di quell’ala “governista” che gli fa capo. Chiedendo incontri periodici con Draghi così da rafforzare la propria leadership agli occhi di tutti. Parecchio’ geloso, evidentemente, del rapporto che si è venuto a creare tra il titolare dello Sviluppo Economico e il presidente del Consiglio.
Un confronto, quello tra Salvini e Draghi, arrivato dopo le tante tensioni sul fronte fisco. Con il premier che, oltre a scongiurare per l’ennesima volta l’ipotesi di un aumento delle tasse sulla casa, ha chiarito due punti: il ritorno alle urne in caso di passo indietro della Lega (idea che, con Giorgia Meloni sempre più forte, ora spaventa il leader della Lega) e la necessità di misure concrete in un momento complicato per il paese. Lavorare parecchio, insomma, e strillare poco.
Salvini ha incassato, in tutto questo, l’aumento della capienza per le discoteche, un passaggio già festeggiato come una vittoria personale. E giurato solennemente, di nuovo, di non voler togliere nessun sostegno all’esecutivo. Almeno fino all’elezione del prossimo presidente della Repubblica, quando lo stesso Draghi potrebbe volare al Colle e, allora, il ritorno al voto sarebbe non più rimandabile.
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