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Salvini sfotte i parenti delle vittime che lo criticano per la passeggiata-spot sul ponte

Salvini continua a sbagliarne una dietro l’altra. L’ultimo affronto, l’indecorosa passeggiata-spot sul nuovo ponte Morandi. E a criticarlo ora non solo solo commentatori, giornalisti e persone comuni, ma i parenti delle vittime di quella tragedia, che si sono sentiti – giustamente – sfruttati dal leader della Lega per fare propaganda politica. Uno sciacallaggio in pieno stile Salvini. Il Capitano ha dunque detto che chi se l’è presa per il suo videospot è infastidito dall’omaggio a chi lavora bene. Forse perché non si è accorto di chi ha protestato, cioè i parenti di chi sul Morandi ci ha lasciato la vita.

“Il mio selfie sul ponte è un omaggio a Genova che mi ha reso orgoglioso di essere italiano perché in un anno ha costruito un ponte senza ritardi. Qualcuno si è offeso? Si vede che può dare fastidio a qualcuno che io renda omaggio a chi lavora bene, del resto ci sono persone che si infastidiscono solo perché mi alzo la mattina: ma voglio rassicurarli, mi sono alzato anche oggi è conto di farlo anche domani e dopo domani”, ha detto il leader della Lega Matteo Salvini sparando a zero su chi lo ha contestato per il suo videospot.

Ma c’è un problema di cui forse il Capitano non si è accorto. Come segnala nextquotidiano, a non aver preso benissimo la sceneggiata di Salvini con tanto di fregnaccia sui pannelli di metano sono stati anche i parenti delle vittime, come ha raccontato oggi Repubblica Genova: “Siamo stufi, allo stremo, non avremmo voluto commentare perché come Salvini ci avrebbe fatto arrabbiare chiunque altro. Ma non accetteremo mai la spettacolarizzazione perenne che è stata fatta in questo cantiere, sotto il ponte in cui noi abbiamo perso tutto”. È amaro e duro al tempo stesso il commento di Egle Possetti, leader del comitato delle vittime dei familiari, dopo il blitz di Salvini sul ponte.

“Se possibile proviamo ulteriore rabbia, ma ormai siamo abituati a non aspettarci niente da nessuno: né dalle istituzioni, né tantomeno dalla politica” aggiunge Giuseppe Matti Altadonna, padre di Luigi, il trentacinquenne addetto di Mondo Convenienza ucciso dal crollo del Morandi quasi due anni fa. Si sente “deluso, triste, arrabbiato” e lo ripete quasi ogni 14 del mese. Nel ricordare la famiglia rimasta senza padre di Luigi (che nel disastro ha lasciato da soli una moglie e quattro figli), nel “provare a dare un senso a questi riti che la politica fa solo per tornaconto personale”, riflette.

 

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