Un disegno di legge che è diventato simbolo di una parte della maggioranza, quella di colore verde, che ha fatto della lotta all’immigrazione e del tema della sicurezza i propri cavalli di battaglia. E che però continua a dividere sulla sua effettiva utilità, con il dito puntato delle opposizioni contro un testo che potrebbe, questa l’accusa, portare in dono risultati completamente opposti rispetto a quelli sbandierati. A tuonare, ultima in ordine cronologico, è stata in aula Emma Bonino, anticipando quanto potrebbe accadere nei prossimi mesi.
L’ex ministro degli Affari Esteri ha ricordato le promesse fatte da Matteo Salvini in campagna elettorale, quando parlava di 500mila immigrati irregolari che andavano rispediti a casa il prima possibile. Sottolineando poi come, ad oggi, non siano stati stretti nuovi accordi bilaterali (o rinforzati i precedenti) con i paesi di origine, rendendo di fatto impossibile rimpatriare queste persone. I numeri, allora, resteranno probabilmente gli stessi del 2017, con 6-7mila espulsioni oltre le quali difficilmente si potrà andare.
Gli unici Paesi, ha ricordato in queste ore l’Espresso, con i quali l’Italia ha accordi bilaterali che rendono possibile il rimpatrio dei migranti sono Tunisia, Marocco, Egitto e Nigeria. La domanda posta da Emma Bonino al governo è allora semplice: cosa fare con gli altri irregolari? E perché un decreto che di fatto finirà soltanto per aumentare il numero di persone che vivono nell’illegalità, senza trovare una soluzione?
Una riforma ritenuta “pubblicità ingannevole” dalla Bonino, che ha evidenziato anche come la chiusura degli Sprar, sbandierata da Salvini, si rivelerebbe un autogol: “sono l’
esperienza più vicina alle singole realtà territoriali e meglio gestibile rispetto a tutte le altre che abbiamo visto essere fallimentari e facilmente infiltrabili dalle organizzazioni criminali”.
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