La tv svizzera va all’attacco di Matteo Salvini, accusandolo di diffondere fake news per il semplice tornaconto personale. Il leader della Lega, intervistato dal Corriere della Sera, aveva infatti parlato delle differenze tra l’Italia e i Paesi che non hanno adottato l’euro come moneta unica, sostenendo che mentre la Svizzera è in grado di aiutare le proprio imprese anche stampando banconote, a noi invece questa possibilità è preclusa a causa dell’appartenenza all’Ue. La sua affermazione, però, è stata prontamente smentita.
Salvini aveva parlato dei provvedimenti adottati dal governo Conte per contrastare gli effetti della crisi economica seguita all’emergenza coronavirus, ritenendo insufficiente quanto fatto dall’esecutivo giallorosso. E auspicando: “Cosa mi aspetterei ora? Che si stampasse moneta. La Svizzera, compilando un foglio, ti mette a disposizione fino a 500.000 euro, la Gran Bretagna ti garantisce fino all’80% dello stipendio, gli Usa destinano fino a 2.000 euro a famiglia. Loro possono farlo. Noi no, perché abbiamo l’euro. E, mi faccia dire, anche questa Europa”.
Un attacco molto duro, dunque, alla politica monetaria comune europea e ai limiti imposti agli Stati Ue da Bruxelles. Una ricostruzione che, però, è stata corretta dalla tv pubblica del Canton Ticino che ha voluto replicare alle affermazione del leader del Carroccio: “
No, in Svizzera i soldi non piovono dal cielo” è stata la presa di posizione dell’emittente”.“L’entità delle fideiussioni garantite dalla Confederazione è stimata in 20 miliardi di franchi. Il programma non viene però finanziato stampando moneta e la sovranità monetaria della Svizzera non ha nulla a che vedere con il piano varato dal governo”. La tv svizzera ha poi anche specificato: vero che i 500 mila euro sono erogati in fretta, vista la natura emergenziale del contributo, ma il finanziamento massimo è pari al 10% del fatturato del 2019. Per ricevere 500 mila euro, devi avere un giro d’affari da oltre 5 milioni. E comunque non è un finanziamento a fondo perduto, va restituito entro massimo cinque anni a tasso zero”.
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