Un Matteo Salvini sempre più premier, nonostante formalmente il suo ruolo sia solo quello di vice Conte al pari di Di Maio. O, volendo rovesciare il quadro, un governo sempre più salvini-centrico. Non è la prima volta che il leader della Lega fa parlare di sé per i suoi sconfinamenti, che lo hanno visto a turno ricoprire incarichi appartenenti sulla carta ad altri colleghi. Dalla Difesa al Lavoro (campo teoricamente proprio dell’amico-nemico pentastellato) il Capitano si sente ormai in diritto di dire, fare e promettere quello che vuole, senza autorizzazioni.
Ultima in ordine cronologico l’interferenza tra gli Esteri. Sul piatto ci sono 500 milioni allocati presso il Ministero degli Interni e normalmente destinati all’accoglienza dei rifugiati e già contabilizzati come Aiuto Pubblico allo Sviluppo. A seguito della drastica riduzione degli arrivi di migranti in Italia, la legge di bilancio già indica che una parte rilevante dei fondi destinati all’accoglienza non saranno spesi.
Da qui l’idea di un asse tra lo stesso ministero degli Esteri e il MISE per la gestione delle risorse, con l’istituzione di un “Fondo sovrano italiano per l’Africa” architettato da quell’Alessandro Amadori che è consulente del vicepremier con l’incarico specifico di occuparsi di Africa. In alcune recenti interviste rilasciate a Vita.it e Affaritaliani.it emergono alcuni dettagli su questo strumento finanziario che dovrebbe essere operativo a partire dal 2020 e che sarebbe frutto di una “nuova filosofia di base che è servita per riconcettualizzare la cooperazione internazionale”.
Una filosofia che Salvini e Amadori hanno appreso in occasione di una missione in Ghana nel novembre del 2018 dove “abbiamo incontrato il presidente Nana Akufo-Addo – dice Amadori – che ci ha parlato della sua visione del Paese e di come avesse impostato la campagna elettorale puntando sul concetto di Ghana beyond aid”.
All’improvviso, quindi, il Ghana si scopre essere una priorità della nostra cooperazione, oltre che un laboratorio di sperimentazione di un nuovo modello di cooperazione al quale si darà seguito con lo strumento del Fondo sovrano italiano per l’Africa. Con il Capitano che, all’occorrenza, si traveste da ministro degli Esteri, dell’Interno, della Cooperazione e dello Sviluppo Economico. Senza che nessuno, tra i gialloverdi, osi più aprire bocca.
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