Aveva puntato tutto sulla Toscana e l’ha persa clamorosamente. Era certo della vittoria in Veneto ma non si aspettava che la sua Lega sarebbe stata letteralmente divorata da Zaia. In Liguria ha vinto Toti e nelle Marche un candidato di Fratelli d’Italia. E per giunta il Pd ora risulta essere il primo partito. Per Matteo Salvini queste elezioni regionali sono state una vera sconfitta. Il leader è ormai sempre più in discussione e c’è poco da star tranquilli. Il dato è che il centrodestra vince dove non ci sono candidati leghisti. La sconfitta di Susanna Ceccardi è un risultato che colpisce prima di tutto il leader della Lega, che ora se la deve vedere nel centrodestra con Giorgia Meloni.
Il 7 a 0 che aveva sbandierato Salvini non si è avverato e nel centrodestra è iniziato il ‘processo’ al leader della Lega che fino ad ora, forte di un largo consenso, era anche automaticamente leader della coalizione. Ma i pesi sono cambiati. Molti tra leghisti, esponenti di Forza Italia e di Fdi si sono chiesti: “Perché sempre stressare le campagne elettorali e farle diventare un referendum su se stesso?”. I toni usati durante i comizi non sono piaciuti specialmente alla ‘vecchia guardia’ del Carroccio e nel mirino sono finiti i fedelissimi di Matteo. Questa tornata elettorale, in particolare, si caratterizza per un dato: fallisce anche il secondo assalto ad una roccaforte rossa. Dopo l’Emilia Romagna anche la Toscana.
La conquista delle sole Marche, grazie a un candidato di Giorgia Meloni, è poca roba rispetto alle aspettative. Certo, i numeri raccontano di una Lega saldamente in testa nella coalizione di centrodestra. Eppure, con l’avanzata della Meloni e le percentuali bulgare portate a casa da Luca Zaia, qualcuno inizia a chiedersi se non ci possa essere un’alternativa. Spiega il Fatto: “La débâcle in Toscana brucia moltissimo, perché arriva dopo quella in Emilia-Romagna e dopo giorni di sondaggi testa a testa. Susanna Ceccardi aveva più chance di Lucia Borgonzoni e il leader si era speso in una campagna elettorale tostissima ma più soft, senza scivolate da bullo tipo citofonare a improbabili spacciatori”.
E invece è andata male, malissimo. E in Veneto non è solo la figura di Zaia, che ha triplicato la Lega, a oscurare Salvini. Molti big del Carroccio potrebbero rimanere a bocca asciutta in consiglio regionale. Spostando gli equilibri interni al partito. All’orizzonte, molti cambiamenti: nella Lega e nel centrodestra. E intanto arriva un altro segnale: sabato 26 settembre, da Torino, parte La Buona Destra di Filippo Rossi.
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