Attilio Fontana a un passo dall’addio alla Lega, con le dimissioni del governatore viste come unica vera via d’uscita da un caso, quello dei camici in Lombardia, che rischia di farsi sempre più dannoso per l’immagine del partito col passare del tempo. Per questo il Carroccio cerca disperatamente di metterci una toppa, già alle prese con sondaggi tutt’altro che incoraggianti. Con la permanenza del presidente della Regione sempre più in bilico.
A confermare i ragionamenti in atto all’interno del partito, il fatto che Fontana non si sia presentato alla festa della Lega a Cervia, in Romagna. La spiegazione ufficiale è quella di una “lieve indisposizione fisica” che avrebbe consigliato al governatore qualche giorno di riposo. La realtà, però, è che sulla sua figura sono in atto attente riflessioni. Salvini è combattuto: da un lato, sacrificare Fontana gli consentirebbe di evitare guai che rischiano di farsi grossi, e parecchio. Dall’altro, non potrebbe più spendere il buon governo della Regione come biglietto da visita in futuro.
In caso dovesse prevalere la linea dura, Fontana non sarebbe propriamente scaricato, passaggio che il Pd vedrebbe come un’ammissione di colpa, ma eventualmente commissariato. I tempi, però, sono stretti, anche perché nel frattempo a beneficiare della situazione è l’altro governatore leghista, Zaia, sempre meno allineato ai diktat del partito e sempre più su nelle rilevazioni sulle preferenze degli italiani. Un pericoloso nemico in casa al quale bisogna togliere presto terreno sotto i piedi.
Secondo Il Messaggero, allora, “l’idea che si va facendo strada nei piani alti della Lega, dove Salvini è il primo a sapere che Fontana è un problema e il primo a temere un contraccolpo di consensi per l’affaire dei camici, non è soltanto quella di sacrificare al più presto l’assessore Gallera, ormai inviso a tutti come simbolo del disastro sanitario nel Covid. I
l colpo grosso sarebbe, almeno così si va ragionando in casa Lega, commissariare Fontana affiancandogli un vicepresidente operativo”. Il nome che gira in questo senso è quello di Davide Caparini, assessore al Bilancio.
“I bimbi rom? Come scimmie che fanno pipì sotto gli alberi”. Parola di leghista