Mollare definitivamente il governo Draghi, dopo un primo strappo consumato sul fronte riaperture? Sicuramente a Salvini la tentazione, in queste ore, è venuta davvero, vista l’enfasi con cui ha cavalcato l’onda delle proteste per il mancato slittamento del coprifuoco, arrivando ad astenersi sul voto al decreto legge dell’esecutivo. Eppure, nonostante la mossa a sorpresa, il segretario del Carroccio sembra intenzionato a non andare fino in fondo, evitando un colpo di scena che riporterebbe alla mente degli italiani la celebre estate del Papeete, che mise fine all’esperienza gialloverde.
Salvini ha infatti paura di dare l’idea, per la seconda volta nel giro di pochi anni, di un politico che entra a far parte di un governo tra proclami baldanzosi salvo poi fuggirsene alla prima occasione senza essere minimamente riuscito a incidere. L’addio al Movimento Cinque Stelle, che avrebbe poi dato vita all’esperienza giallorossa col Pd, fu d’altronde il momento in cui la Lega iniziò a perdere consensi a tutto vantaggio di Giorgia Meloni, sempre più candidata alla leadership del centrodestra.
Da qui la decisione di tirare, almeno per ora, il freno a mano. Continuando con l’ambigua strategia che vede Salvini da un lato giurare fedeltà a Draghi ogni volta che gli viene chiesto conto delle sue scelte e dall’altro alzare continuamente l’asticella delle tensioni. Restare nell’esecutivo, quindi, ma distinguendosi da Pd e M5S per delle prese di posizione in netto contrasto. Con Giorgetti che, in tutto questo, osserva imbarazzato, capofila dell’ala più moderata della Lega sempre più incredula di fronte alle uscite del segretario.
A spaventare sono soprattutto i sondaggi, in calo da mesi e a rischio tracollo in caso di uscita dal governo: “Se Matteo lasciasse il governo dopo meno di tre mesi, i danni alla sua credibilità non sarebbero recuperabili, con Giorgia Meloni arrembante” è la tesi che va per la maggiore all’interno dello stesso Carroccio. Guerriglia sì, ma senza arrivare al Papeete. Anche se la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro, visti gli umori (neri) di Salvini.
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