Matteo Salvini ha un nuovo nemico, una nuova personalissima battaglia da portare avanti con la solita, martellante campagna elettorale. Nel mirino, però, stavolta non c’è un esponente dem o qualche capitano intento a salvare migranti con la sua nave, ma una leccornia capace di far perdere la testa ogni giorni a milioni di italiani: la Nutella. Lo ha detto chiaro e tondo, il Capitano, di scena a Ravenna lungo la strada che lo porta al tentativo di conquista dell’Emilia-Romagna.
“No signora, non ho freddo… sto bene. Poi mangio pane e salame e due sardine e sto ancora meglio…” ha scherzato inizialmente il leader del Carroccio con i manifestanti che gli chiedevano se per caso non stesse gelando, preoccupati. Poi è però di colpo tornato serio, puntando il dito contro un bersaglio ben preciso: “La Nutella? Ma lo sa signora che ho cambiato? Perché ho scoperto che per la Nutella usa nocciole turche, e io preferisco aiutare le aziende che usano prodotti italiani, preferisco mangiare italiano, aiutare gli agricoltori italiani”.Una sconfessione in piena regola considerando che lo stesso Salvini, in passato, non aveva invece esitato a mostrarsi con le mani nella Nutella in alcuni dei suoi più celebri scatti a tema culinario. Tutto rinnegato, oggi, in nome del nazionalismo e della difesa del Made in Italy. Un sovranista è un sovranista, d’altronde, anche quando c’è da sedersi a tavola. E allora addio alla famosa crema al cioccolato, croce e delizia di tanti cittadini del Bel Paese costretti a fare i conti quotidianamente con l’ago della bilancia.Le parole di Salvini arrivano poco dopo la pubblicazione di un’inchiesta della Bbc, citata dal Corriere della Sera, dalla quale Salvini ha tratto la sintesi “all’incirca i tre quarti delle nocciole mondiali arrivano dalla Turchia, e il più grande acquirente al mondo è Ferrero”. Ma la Bbc non si è concentrata in realtà sulla provenienza delle nocciole, quanto piuttosto sulla manodopera utilizzata per la raccolta: “A farlo sono soprattutto migranti, anche bambini, che lavorano molte ore per una paga misera”.
Ferrero ha confermato a tal proposito il proprio impegno per un’industria etica. Ma pare difficile immaginarla intenta a utilizzare soltanto nocciole italiane: un’azienda che esporta il proprio prodotto in tutto il mondo, si troverebbe a dove trasformare metà Italia in un noccioleto per soddisfare i propri fabbisogni produttivi. Meglio, però, non dirlo ai nazionalisti.
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