Qualche giorno fa avevamo raccontato di come – per motivi strategici finanziari – Salvini stia a capo di due Leghe: la vecchia Lega Nord e la nuova Lega per Salvini Premier. Due partiti, uno che si addossa i debiti, e l’altro che raccoglie gli utili. Il nuovo taglio che Salvini ha dato al partito, però, non può essere ridotto a un mero scopo fiscale. Infatti, il Capitano ha cercato di conquistare l’Italia intera, togliendo quel “Nord” dal logo per raccogliere voti anche al centro e al Sud, e c’è riuscito. Le due anime dei due partiti, però, ultimamente hanno incominciato a rifarsi sentire. E c’è voluto il recente dibattito sull’autonomia per alzare il velo sulla tregua interna.
Salvini è segretario di due partiti. Unico caso in Europa. La vecchia Lega Nord per l’indipendenza della Padania, creata da Bossi nel 1991, e la nuova per Salvini premier, nata ufficialmente nel dicembre 2017 con tanto di statuto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Fino a oggi la propaganda di un partito nazionale ha funzionato. Sembra che nessuno se ne sia accorto. Ma l’articolo 1 dello statuto della Lega Nord è ancora valido ed è quello che prevede come missione del partito la creazione della Padania. Salvini ha però trasformato – solo agli occhi dei media e degli elettori, ma non nei fatti – un partito secessionista in un partito nazionalista e sovranista. La chiave del successo è stata la presentazione di un unico simbolo alle politiche del 2018.
Ma perché Salvini non ha mai fatto un congresso per sancire la fine del vecchio partito nordista e la nascita ufficiale del nuovo partito nazionale? E qui vengono a galla i problemi. La Lega Nord è una realtà importante, ha una storia forte, ha un radicamento territoriale, ha delle regole nette. La secessione è sì cosa del passato, ma l’idea di una demarcazione tra Nord e resto del Paese rimane.
Per questo adesso che è arrivata l’autonomia le cose si sono complicate. I nordisti vogliono l’autonomia. I sudisti no. In mezzo c’è Salvini che vuole una Lega nazionale. Giustamente, dal loro punto di vista, le regioni del Nord reclamano che Salvini, arrivato al potere a Roma, realizzi almeno in parte quelli che da sempre sono gli obiettivi del partito in cui sono nati e cresciuti. Come andrà a finire? Al compromesso. E quindi questo è il momento in cui si scoprono le carte.
Non si può fare la Lega nazionale e allo stesso tempo realizzare il sogno del vecchio partito fondato da Bossi. Ma Salvini ha dalla sua il momento. E cioè il grande consenso elettorale che può rafforzare la prospettiva di arrivare da solo al governo del Paese. Di fronte a questa possibilità, anche i vecchi secessionisti potrebbero abbassare i toni e rimandare il progetto. Nel frattempo, Salvini continua ad alimenare la sua finzione: quella di una sola Lega che ha obbiettivi comuni per Nord e Sud.
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