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Salvini risponde a Ghali: “Non lo conoscevo, un ossesso”

Matteo Salvini torna sull’episodio della lite con Ghali allo stadio di San Siro. A 24 ore di distanza dalla rissa sfiorata durante il derby di Milano Inter-Milan, il leader della Lega commenta l’accaduto nello studio di Quarta Repubblica. Ospite di Nicola Porro, Salvini dichiara che non conosceva il rapper prima della sua aggressione verbale. Ma lo invita a bersi un caffè. Parole che però contrastano con quanto accaduto un paio di anni fa, quando i due si scontrarono sui social e Salvini disse che la musica di Ghali comunque non gli dispiaceva.

Ghali e Matteo Salvini

“Non conoscevo né Ghali né Jack La Furia”. Così Matteo Salvini replica alla domanda di Porro durante Quarta Repubblica, negando di conoscere i due rapper che nelle ultime ore lo hanno duramente criticato. “Però ieri vedersi un ossesso allo stadio che mi chiama assassino perché esulto al gol del Milan”, si lamenta subito dopo ricordando quanto accaduto la sera precedente. “Questo signore lo invito a bere un caffè”, tende però la mano a sorpresa al suo contestatore. Comunque sia, il leader della Lega dice di preferirgli di gran lunga cantanti come Lucio Battisti, Max Pezzali, Vasco Rossi e Fabrizio De André.

Non solo Ghali comunque. Durante la sua lunga intervista nello studio di Rete 4, Salvini tocca diversi temi dell’attualità politica. “Stiamo lavorando per garantire una stagione invernale di serenità. Garantire la scuola ai bimbi è fondamentale. Poi l’Italia è tra i paesi più vaccinati al mondo. Quindi non vedo perché dovremmo valutare di chiudere”, dichiara criticando l’ipotesi di procedere a nuove chiusure a causa del Covid.

“Andiamoci cauti quando parliamo di bambini di 5 o 7 anni”, invita invece a riflettere sul tema del vaccino ai bambini. “Penso che con le buone maniere si possono imporre ai migranti i tamponi come si impongono agli italiani per lavorare”, cambia invece radicalmente tono per rispondere a una domanda sul caso dei migranti nei centri di accoglienza che rifiutano di sottoporsi al tampone per non rischiare di essere espulsi.

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