Un timore mascherato con una buona dose di timido ottimismo, con i “ribelli” del Movimento Cinque Stelle a minacciare la tenuta del governo su un passaggio, l’ormai celebre decreto sicurezza, chiave per la parte verde dell’esecutivo. Un testo che ha scatenato la furia di quattro pentastellati, che hanno fatto apertamente un passo indietro: Paola Nugnes, Matteo Mantero, Gregorio De Falco ed Elena Fattori, decisi a dire no dopo che gli articoli incriminati, 1, 10 e 14, sono rimasti invariati nonostante gli emendamenti presentati dai dissidenti.
Niente voto, quindi. Anzi. Gli estremisti pentastellati sono decisi a non presentarsi all’assemblea congiunta voluta da Di Maio, che tenta ancora di negoziare. Non si sa ancora cosa accadrà all’interno delle file grilline, con il rischio di espulsioni che continua ad aleggiare. Di sicuro, il provvedimento passerà in commissione. Molto più delicato, come anticipa La Stampa, il passaggio in aula, dove le opposizioni potrebbero ricorrere all’insidiosa arma del voto segreto.
In quel caso i problemi si moltiplicherebbero visto che, nell’ombra, altri esponenti del Movimento potrebbero decidere di seguire l’esempio dei compagni di partito. La maggioranza, a quel punto, sarebbe a rischio, salvo interventi improvvisi di Fratelli d’Italia o Forza Italia in soccorso dell’amico Salvini. La Fattori si è sfogata così in queste ore complicate: “Con Di Maio ci siamo sentiti di continuo. Lui sa che ci sono altri che la pensano come noi e infatti teme il voto segreto. Io gli avevo detto che forse non avrei votato il testo, spiegandogli i motivi. Mi ha risposto di stare tranquilla, che andava bene così. Poi non so cosa sia successo. Non capisco perché quel post, perché ha alzato i toni…”.
La sensazione, dopo lo sfogo social del leader pentastellato che richiamava tutti all’unità di intenti, è che sia intervenuto Salvini, chiedendo appoggio totale da parte del Movimento. Una richiesta alla quel, evidentemente, nessuno è riuscito a opporsi.
Il dissidente De Falco non si piega a Salvimaio: perché la maggioranza ora è a rischio