Ancora una volta Salvini è finito sotto gli occhi del mondo per i suoi legami con la Russia. E ancora una volta per il vicepremier è il momento di mettersi sulla difensiva, non senza un certo imbarazzo. A far scoppiare il caso, la vicenda degli scioperi operai di fronte ai cancelli della raffineria di Priolo Gargallo, appartenente al gruppo petrolifero russo Lukoil, stroncati dopo uno scambio di mail fra l’ambasciatore russo in Italia, il ministero dell’Interno e la prefettura di Siracusa.
Il prefetto Luigi Pizzi, che ha vietato per motivi di “ordine pubblico e pubblica sicurezza” gli assembramenti operai contro il taglio dei posti di lavoro nei pressi dello stabilimento, avrebbe agito dietro richiesta del Viminale. Che a sua volta ha ricevuto pressioni da parte dell’ambasciatore Sergey Razov, per motivi che non hanno nulla a che vedere con la sicurezza. Infatti, nella lettera del diplomatico russo indirizzata direttamente a Matteo Salvini (che si apre con un amichevole “Caro Matteo”), in cui si richiede di bloccare le manifestazione, ci sono riferimenti a perdite finanziarie e interessi economici della compagnia russa in Italia.
Nessun accenno a questioni di ordine pubblico. Tuttavia il 9 maggio scorso il prefetto di Siracusa aveva comunque vietato le manifestazioni davanti ai 12 ingressi del polo petrolchimico. La questione è diventata un caso mediatico a causa del coinvolgimento del ministero dell’Interno e dell’ambasciata russa. Sul piede di guerra Giuseppe Massafra, segretario confederale della Cgi, che alle pagine di Fanpage ha dichiarato: “Come si può palesemente notare l’ordinanza del prefetto non è dettata da motivi di ordine pubblico o da particolari esigenze produttive. Piuttosto quell’ordinanza nasce in virtù di pressioni politiche che calpestano i principi più elementari del diritto di sciopero, della libertà di riunione e dei principi costituzionali”.
Sottolineando che la priorità del sindacato ora sia la “tutela dei lavoratori da un punto di vista occupazionale e per quanto riguarda il loro diritto di sciopero”, Massafra ha concluso augurandosi che la vicenda rimanga sotto i riflettori della politica nazionale: “Si tratta di un episodio inquietante e pericoloso di ingerenza diplomatica che ha minacciato il diritto dei nostri lavoratori. Non vorremmo trovarci un giorno a vedere la nostra libertà democratica messa in discussione non solo dal nostro governo, ma a causa dell’intromissione di un Paese straniero “.
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