Salvini e i suoi ora gridano al ribaltone, riferendosi all’accordo tra PD e Movimento 5 Stelle. Sostanzialmente il leder della Lega è rimasto fregato, questa ipotesi non l’aveva considerata – ingenuamente – e dopo aver staccato la spina si è accorto di aver fatto la cavolata. Pensava che bastavano le sue parole per mandare tutti al voto, come se chiedere “pieni poteri” equivalesse ad averli già, potendo quindi sciogliere lui le camere e scegliere la data delle elezioni. Peccato, però, che tutto questo non gli competa. Peccato, per lui, che siamo una Repubblica parlamentare. E quando lo ha capito, era ormai troppo tardi. La frittata era fatta.
Allora ha continuato a girare in lungo e in largo l’Italia, a spese degli italiani, e con tutte le misure messe in campo per il ministro dell’interno – ministro dell’interno che ha sfiduciato se stesso sfiduciando il suo stesso governo – quando non ne avrebbe più diritto. E ora grida al ribaltone, Salvini. Ma il vero ribaltone lo ha fatto lui, tradendo Forza Italia e Fratelli d’Italia per fare il “contratto” con i 5 Stelle.
Sono entrambi dei ribaltoni, ma la Repubblica parlamentare è questa. Decide il parlamento. Non si va al voto quando un ducetto qualsiasi si stanca e decide di richiamare tutti alle urne. Quindi, se gli andava bene prima, quando lui ha tradito Meloni e Berlusconi per andare con i 5 Stelle, deve andargli bene anche adesso. L’importante è che ci sia una maggioranza, no? E quindi una maggioranza ora c’è, nonostante lui.
Una maggioranza che ha già dimostrato ieri di esistere. Ora sta alla responsabilità politica capire se questa maggioranza sarà tecnica, politica o del presidente. Non è dunque obbligatorio andare al voto. Così sono le regole, così funzionano i meccanismi parlamentari, così permette la Costituzione, che non può andare bene solo quando fa comodo a uno piuttosto che a un altro.
E adesso Matteo Salvini, che ripetiamo grida al ribaltone contro PD e Movimento 5 Stelle, sta preparando un altro ribaltone. Quando ha fatto l’inciucio coi 5 Stelle, chiamandolo “contratto”, aveva dato per finita l’esperienza del centrodestra, archiviando Berlusconi e i suoi. E adesso?
Adesso Salvini richiama Berlusconi e fa sapere che “il filo non si è mai interrotto”, e si dice pronto a un nuovo accordo con i suoi ex. Di certo, questa crisi di governo fa sì che si acuiscano gli antagonismi dentro e fuori i partiti. La crisi rompe amicizie, mentre i ribaltoni sono l’entropia della politica.
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