Non c’è solo l’ormai famigerato incontro nella hall dell’hotel Metropol di Mosca, quello in cui Savoini incontrò alcuni rappresentanti del Cremlino per discutere dei finanziamenti alla Lega da parte della Russia di Putin. La trattativa è proseguita anche successivamente, dopo quel faccia faccia: a rivelarlo è l’Espresso, che per primo aveva alzato il sipario su una storia che continua a tenere in apprensione Salvini e il Carroccio intero.
Nel numero in uscita il 21 luglio, la testata pubblica infatti i documenti esclusivi della proposta commerciale indirizzata a Rosneft dieci giorni dopo il summit di affari e politica in cui era presente Gianluca Savoini, ex portavoce e uomo di assoluta fiducia del ministro Matteo Salvini. Le condizioni indicate nella proposta, preparata da una banca d’affari londinese di cui è rivelato il nome, ricalcano esattamente quelle di cui hanno discusso Savoini e gli altri interlocutori al tavolo del Metropol.
Grazie ad altri documenti, L’Espresso si dice in grado di svelare come la negoziazione sia andata avanti almeno fino a febbraio, a tre mesi dalle elezioni europee stravinte dalla Lega di Salvini. A provarlo, spiega la testata, una nota interna di un’altra società di Stato russa, Gazprom, e la risposta inviata direttamente a Savoini dalla banca londinese rappresentata al tavolo di Mosca dall’avvocato Gianluca Meranda, che cita esplicitamente Eni come compratore finale della maxi fornitura petrolifera allegando una lettera di referenza commerciale della società di Stato italiana.
Eni ha fatto sapere “di non aver preso parte in alcun modo a operazioni volte al finanziamento
di partiti politici”. Savoini, Meranda, Rosneft e Gazprom non hanno invece risposto alle domande de L’Espresso. “I documenti in nostro possesso – si legge – rendono però inverosimile la versione di Savoini, secondo cui quella riunione del Metropol è stato solo un incontro casuale in cui la politica non c’entra nulla, i soldi alla Lega neppure”.
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