Davanti alle telecamere, Salvini e Di Maio continuano a sminuire una crisi evidente, palpabile, sempre più violenta. Lontani dalle orecchie dei cronisti, però, inizia a stagliarsi nella sua interezza una crisi di governo che potrebbe davvero materializzarsi a breve, con le elezioni europee come termine ultimo per tentare di ricomporre lo strappo. Salvini si è sfogato duramente durante l’ultimo consiglio dei ministri, entrando nella sala della regione con un eloquente “così non si va avanti”.
Il leader della Lega si è rivolto al premier Conte per spiegare tutta la sua amarezza: “Hai capito Giuseppe, questi sono attacchi personali, è così da venti giorni e così non si va avanti, finisce qua…”. I presenti sono rimasti muti, a cominciare dalla ministra Grillo che doveva essere la protagonista del giorno. Di Maio non era ancora arrivato, Toninelli non c’era proprio. Salvini, furibondo, è stato preso sotto braccio da Conte che lo ha portato fuori qualche minuto. Un retroscena raccontato da Repubblica, che parla di nervi a fior di pelle.
L’incontro doveva servire a segnare un’inversione di rotta, a fare di nuovo squadra dopo le tante, troppe polemiche delle ultime ore. L’effetto è stato invece l’opposto, quello di mettere sotto gli occhi di tutti la frattura tra i due partiti di governo, una battaglia che ora si combatte anche sul fronte giustizia in un vortice di accuse e contrattacchi senza fine.
I grillini chiedono la testa di Armando Siri, uomo di punta della squadra di governo e papà della flat tax, indagato per corruzione per una presunta mazzetta da 30 mila euro pagata da emissari vicini, secondo la ricostruzione della procura di Palermo, a Cosa Nostra. Salvini lo difende, Toninelli gli ritira però le deleghe. “Un tradimento” urla il ministro dell’Interno.
Poi arriva la seconda bomba: l’Espresso pubblica un audio relativo a una riunione dell’ottobre 2018 in cui Virginia Raggi fa pressioni sull’allora presidente e ad di Ama Luca Bagnacani. Gli chiede di “modificare il bilancio così come chiede il socio” perché non sarebbe tollerabile un aumento della tassa sui rifiuti e perché “la città è in rivolta”. Al momento la sindaca non risulta indagata, ma è chiaro che la cosa avrà sviluppi. La Lega chiede a sua volta le dimissioni. Sembra fantascienza, è la cronaca della quotidianità di un esecutivo pieno di crepe.
“L’Italia non è di Salvini, riprendiamocela”. L’appello del poeta Arminio