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Salvini risponde al sindaco polacco: “Un po’ maleducato”

Matteo Salvini è riuscito nell’impresa di superare mediaticamente le notizie provenienti dall’Ucraina. Almeno in Italia, infatti, da qualche ora non si parla d’altro che della figuraccia rimediata dal leader della Lega a Przemyls, cittadina polacca al confine con l’Ucraina. Lì il sindaco Wojciech Bakun, tra l’altro un ultranazionalista, lo ha umiliato mostrando a tutti una maglietta di Vladimir Putin identica a quella indossata da Salvini qualche anno fa. Lui prova a difendersi sminuendo la portata mediatica della contestazione subita e puntando il dito contro tutti quelli che lo stanno criticando.

Salvini contestato in Polonia

“Buonasera amici. – così Salvini apre il video postato sui sui canali social – Sono appena rientrato in albergo dopo una lunga giornata in Polonia fino ai confini con l’Ucraina. Quattro ore e mezza per tornare qui a Varsavia. Abbiamo incontrato parroci, volontari, bimbi, mamme, nonne. Anche un sindaco un po’ maleducato. Vabbè, però ci sta tutto dai. Portare una parola di pace vale anche qualche attacco, qualche insulto, qualche polemica”, si sfoga il leader leghista.

“Quello che mi stupisce – prosegue Salvini in modo un po’ confuso con i suoi soliti elenchi – è che, anche in un clima di guerra, con i morti veri, con le bombe vere, col tema della terza guerra mondiale che qualcuno paventa alle porte. Quindi con la fuga, con la paura, col terrore e con le parole di pace che devono farsi strada. Nonostante tutto, ci sia qualcuno come Renzi in Italia che riesce a fare polemica politica. Riesce a buttarla in caciara”.

Il riferimento è al leader di Italia Viva che, subito dopo aver visto le immagini della contestazione a Salvini, ha pubblicato su Facebook una foto del sindaco polacco, ricordando di aver avvertito il leader del Carroccio “in tutti i modi che in questa fase serve la politica. Non le pagliacciate. Questo sindaco polacco glielo ha spiegato in modo ancora più chiaro. Meglio se Salvini torna a casa prima possibile, meglio per lui dico”.

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