Una telefonata per esprimere il proprio stupore in merito a quanto rivelato dal quotidiano La Verità, preoccupazione per la situazione economica e amarezza per i pesanti attacchi di alcuni parlamentari della maggioranza di governo nei confronti della Lombardia duramente colpita dalla tragedia del Covid-19. Questo, secondo quanto riportato da Repubblica, il contenuto della conversazione a distanza andata in scena tra Matteo Salvini e il capo dello Stato Sergio Mattarella, durante la quale il leader della Lega si è mostrato in apprensione per il processo che lo aspetta.
Alla chiamata ha fatto poi seguito una lettera in cui Salvini ha ribadito il concetto, auspicando di poter avere un processo giusto e non avvelenato dal clima di risentimento di certi giudici nei suoi confronti. Lunedì 25 maggio, alle 18, la Giunta per le immunità e le elezioni del Senato riprenderà la discussione sul caso Caso Gregoretti. Salvini ha scritto: “Come noto a ottobre inizierà l’udienza preliminare innanzi al Gup presso il Tribunale di Catania ove sono chiamato a rispondere dell’ipotesi di sequestro di persona per fatti compiuti nell’esercizio delle mie funzioni di Ministro dell’Interno”. Mi appello al Suo ruolo istituzionale, quale Presidente della Repubblica e del Csm, affinché mi venga garantito, come deve essere garantito a tutti i cittadini, il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo e imparziale”.
“Per quanto si legge nell’articolo del quotidiano – ha spiegato Salvini ricordando il suo ruolo istituzionale al tempo dei fatti – è proprio tale tema politico ad aver suscitato l’avversione nei miei confronti dei magistrati, protagonisti di quelle comunicazioni pubblicate. Non so se i vari interlocutori facciano parte di correnti della magistratura o se abbiano rapporti con i magistrati che mi giudicheranno, tuttavia è innegabile che la fiducia nei confronti della magistratura adesso vacilla al cospetto delle notizie sugli intendimenti di alcuni importanti magistrati italiani, per quanto emerso e riportato nell’articolo de La Verità”.
“Quelle frasi captate nell’ambito del procedimento a carico di Palamara palesano, invero, una strategia diffusa e largamente condivisa di un’offensiva nei miei riguardi da parte della magistratura. Tutto ciò intacca il principio della separazione dei poteri e desta in me la preoccupazione concreta della mancanza di serenità di giudizio tale da influire sull’esito del procedimento a mio carico. Mi appello al Suo ruolo istituzionale, quale Presidente della Repubblica e dunque Presidente del Csm affinché mi venga garantito, come deve essere garantito a tutti i cittadini, il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo e imparziale, nel rispetto dell’art. 111 della Costituzione”.
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