Salvini ha preso la parola in Senato e ha giocato in contropiede, spiazzando un po’ tutti. Ovviamente lo ha fatto a suo modo, giocando su alcuni (pesanti) non-detti e su una strategia politica che potrebbe apparire a tratti geniali a tratti di improvvisazione assoluta. Salvini ha detto, rivolgendosi agli ex alleati dei 5 Stelle: “Ok taglio dei parlamentari, ma poi subito al voto!”. Ma Salvini sa benissimo che la riforma costituzionale prima di essere promulgata avrebbe bisogno di almeno 3 mesi (se nessuno chiedesse il referendum) o anche di 7/8, se ci fosse un referendum confermativo.
Si potrebbe votare prima, ma senza taglio dei seggi, bensì con i seggi attuali. Salvini sa di dire una cosa falsa. Ma lo dice lo stesso. E la stampa eviterà di fargli “pagare” questa truffa. La cosa è significativa perché questa dissociazione politica e psicologica della politica della realtà è il vero volto del nuovo potere totalitario.
La riforma costituzionale, comunque, non sarebbe promulgata immediatamente: dovrebbero passare tre mesi e probabilmente bisognerebbe organizzare un referendum confermativo. Salvini ha detto però che la riforma entrerebbe in vigore nella legislatura successiva, quindi si potrebbe votare subito con le norme attuali – quindi con le attuali dimensioni del Parlamento – senza intralciare l’iter di promulgazione della riforma costituzionale.
Ovviamente, però, su questo bisognerebbe fare i conti sul presidente della Repubblica. Con la sua decisione a sorpresa, Salvini ha provato a tirarsi fuori da un angolo, secondo la gran parte degli osservatori: dopo l’annuncio della sua decisione di ritirare il sostegno della Lega al governo Conte, infatti, stava maturando la possibilità di un’alleanza tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, che avrebbe di fatto evitato le elezioni anticipate.
Anche Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 Stelle, al termine dei lavori del Senato ha rilanciato, scrivendo su Facebook che “Settimana prossima tagliamo 345 parlamentari” ma aggiungendo: “Abbiamo fatto 30, facciamo 31! Tagliamo 345 parlamentari e contestualmente dimezziamo anche gli stipendi di deputati e senatori. Facciamolo subito. In ufficio di presidenza della Camera abbiamo ancora la maggioranza, non serve neanche convocare le Camere”.
Poi ha concluso: “Per quanto riguarda il voto, il MoVimento 5 Stelle è nato pronto, ma è il Presidente della Repubblica il solo ad indicare la strada per le elezioni”. In caso di crisi di governo, infatti, sarebbe il presidente della Repubblica a decidere come procedere: e la sensazione è che i tempi di scrittura e approvazione della legge di bilancio pesino sul suo giudizio molto più di tutto il resto.
Prossime tappe, quindi: stasera alle 20 la conferenza dei capigruppo della Camera dovrebbe decidere il calendario dei suoi lavori, quindi anche se anticipare il voto finale sulla riforma del taglio dei parlamentari. Il 20 agosto, invece, Giuseppe Conte riferirà al Senato sulla crisi politica in corso. Nel frattempo, però, potrebbero succedere molte altre cose: la situazione politica di fatto in questo momento è incertissima.
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