Tutti contro Conte, con le opposizioni inviperite a chiedere giustizia per quella che considerano una vera e propria prepotenza, l’utilizzo di una conferenza stampa a reti unificate, indetta per annunciare alla nazione la proroga delle misure restrittive, trasformata in uno show personale, con tanto di attacco ai propri avversari politici. Salvini, inviperito, ha telefonato al presidente della Repubblica Mattarella. Il presidente della Commissione Vigilanza Rai Alberto Barachini (Forza Italia) ha invitato i vertici del servizio pubblico a fornire pronto diritto di replica. La Meloni ha dipinto la figura di un premier-dittatore. Ma è davvero così grave l’accaduto?
A guardare bene, Conte si è limitato a chiamare in causa Salvini e la Meloni accusandoli di aver raccontato bugie sul Mes, esasperando gli animi dei cittadini in un momento già delicato per il proprio tornaconto politico. Lo ha fatto senza calcare la mano, limitandosi come stanno realmente le cose: il fondo Salva-Stati a Bruxelles esiste già da tempo, nessuno ha firmato per la sua attivazione, nessuno lo farà. L’Italia andrà fino in fondo nel suo tentativo di strappare all’Ue l’introduzione degli eurobond. Un modo per chiarire la posizione del governo agli occhi della nazione.
L’irresponsabilità va cercata altrove, semmai. In quei sovranisti che continuano a fomentare la rabbia degli italiani nel bel mezzo di un’emergenza senza precedenti, imprevedibile e che ha messo in ginocchio il mondo intero. Trasformare il Mes in una parolaccia, accusare Conte di aver tradito gli interessi del Paese, presentare una mozione di sfiducia per il ministro dell’Economia Gualtieri: questi sono gli atteggiamenti contro i quali sarebbe bene puntare il dito, destabilizzanti, intollerabili. Lo specchio di una destra estremista che sa solo vomitare odio, mai avanzare proposte concrete.
Conte finisce così sotto accusa per aver chiarito all’Italia l’operato del suo esecutivo, promettendo battaglia nelle opportuni sede in Europa. Salvini e la Meloni passano di colpo dalla parte delle vittime, loro che dopo aver parlato di “unità”, “governo di solidarietà” e “fronte comune” non hanno nemmeno votato il Cura Italia, il primo di una serie di interventi per tentare di arginare l’emergenza coronavirus. Una lettura che fa acqua da tutte le parti.
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