In Italia con Draghi, in Europa con i sovranisti. Salvini ha scelto la sua strategia, e la moderazione viaggerà a targhe alterne. Giovedì mattina infatti il leader della Lega sarà a Budapest per incontrare il primo ministro ungherese Viktor Orbán. Con loro anche il premier polacco Mateusz Morawiecki. Al centro della discussione il nuovo eurogruppo sovranista. Ma i leghisti per ora temporeggiano: “Per il momento è soprattutto una condivisione di valori”. E che valori! L’appuntamento fa uscire di scena, forse definitivamente, l’ipotesi di un avvicinamento leghista al Ppe, come per altro auspicava anche Letta. (Continua a leggere dopo la foto)
Giusto ieri, infatti, c’è stato uno scambio tra i leader di Lega e Pd sul tema. Ospiti dell’Ispi per la presentazione del rapporto annuale, Letta si è detto tra coloro “che sono contenti dell’evoluzione della Lega e prima dei 5 Stelle sulla vicenda europea. Oggi sostengono il governo Draghi, probabilmente il più europeista di sempre”. Il segretario dem ha detto che se la Lega dovesse avvicinarsi ai Popolari europei “per l’Italia sarebbe una notizia positiva”. A quel punto Salvini ribatte. (Continua a leggere dopo la foto)
“Nessuno è legittimato a dare patenti di democrazia” e i “primi nemici del sogno europeo sono quelli che negano l’evidenza di un’Unione nata su basi fallaci”. Insomma: “Se vogliamo far finta di niente e dire che la speranza del mondo è che la Lega entri nel Ppe, secondo me non si fa un buon servizio al sogno dei padri fondatori”. E conclude: “Letta si dice contento di avere al tavolo Salvini con l’etichetta di “sovranista”, io saluto Letta con l’etichetta “europeista”. Ma se ci leviamo le etichette dalla giacca, magari qualcosa la costruiamo”. (Continua a leggere dopo la foto)
Fatto sta che dopodomani il segretario leghista sarà in Ungheria per il summit. L’idea per Salvini è quella di “offrire un’alternativa a un Ppe ormai sbilanciato a sinistra”. L’ambizione è quella di costruire — dopo l’uscita dell’orbaniano Fidesz dal Ppe — un gruppo dalla massa critica adeguata ad attrarre a sé alcune delegazioni nazionali del Partito popolare. Perdibilissima, invece, è considerata la destra estrema tedesca di Afd, oltretutto uscita sconfitta dalle recenti elezioni.
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