Il governo va avanti, senza dubbi. Nella consapevolezza che uno dei due poli, i Cinque Stelle, stanno vivendo un periodo di grande difficoltà. Matteo Salvini ha ribadito al premier Conte la sua intenzione di non creare problemi alla tenuta dell’esecutivo, concordando poi la data del prossimo Consiglio dei ministri. In attesa, però, di un voto su Di Maio che potrebbe creare altro scompiglio nel mondo pentastellato, qualora la piattaforma Rousseau dovesse votare contro il suo leader.
E però sotto il tappeto gialloverde non manca una gran quantità di polvere. A rivelarlo è il Corriere della Sera:”
Se prevale la linea di Di Battista il governo chiude. Per proseguire, occorre realizzare tutto quanto gli italiani si aspettano”. Spiega un leghista: “Come è possibile andare avanti con un ministro come Toninelli che contrassegnato la sua attività in opposizione alla Tav?”. Lo stesso vale “per Elisabetta Trenta o per Sergio Costa, che non hanno mai smesso di frenare sull’azione di governo”.Qualcuno si spinge anche a parlare di Tria che, giusto questa mattina incontrerà Salvini per parlare della lettera arrivata dall’Ue. Ma Salvini nemmeno vuol sentir dire la parola “rimpasto”: “Non m’interessa, roba da Prima repubblica. Dobbiamo solo cambiare il passo”. L’altro nodo di giornata è appunto il viceministro Rixi. Salvini rifiuta di parlare dell’argomento “prima che ci sia qualcosa da dire” e nell’incontro con i suoi parlamentari ed eurodeputati raccomanda a tutti di rispondere la stessa cosa.
La vicenda è insidiosa. Nel contratto di governo è esplicitamente prevista l’incompatibilità con il governo di quanti “abbiano riportato condanne penali, anche non definitive”. I leghisti ricordano di malumore che “Armando Siri era solo indagato” e questo potrebbe essere fatto pesare. Ma resta il fatto che il 100% dei salviniani interpellati dice la stessa cosa: “Edoardo è uno di noi. Se vedesse che la sua posizione crea problemi alla Lega e al governo sarebbe pronto alle dimissioni”.
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