Il corpo di Saman sotto terra, a una profondità di circa tre metri, seppellito con una tecnica che ricorda addirittura le tombe etrusche e romane. Il sopralluogo non lascia dubbi sulla presenza di resti umani.
Il corpo è stato sepolto senza alcuna protezione, aggiungendo uno strato di rottami e materiale inerte, prima di coprire l’area nuovamente con terra argillosa, che compone l’area situata all’interno del casolare. Chi ha operato, lo ha fatto probabilmente dopo essere stato bene istruito sulle tecniche da utilizzare per cancellare ogni prova e rendere impossibile l’individuazione del corpo dalla superficie, anche con l’ausilio di cani molecolari e altre strumentazione all’avanguardia.
Per poter effettuare il recupero, sarà necessario lavorare “a mano”, addirittura con un setaccio, per poter recuperare anche eventuali oggetti presenti nel terreno circostante. «La zona – conferma l’avvocato Barbara Iannuccelli, che assiste l’associazione Penelope Emilia Romagna, che si è costituita parte civile nel processo – è stata coperta con un gazebo per essere messa in sicurezza. Ma il rischio di crolli è evidente. Mentre eravamo sul luogo dello scavo c’erano tegole che, sopra di noi, si muovevano, pronte a cadere al suolo. Sarà un lavoro lungo e difficile. Si è parlato di almeno due settimane di lavoro, poi i resti saranno trasferiti all’obitorio di Milano, dove saranno a disposizione anche le attrezzature diagnostiche dell’ospedale, per effettuare tomografie e radiografie. Dopo il recupero ci vorranno sessanta giorni per ottenere la perizia”.
“Si dovrà agire con la massima cautela per poter recuperare il corpo il più integro possibile”, aggiunge l’avvocato Iannuccelli. Che sottolinea i dettagli con cui è stato seppellito il corpo: “È stato scelto un luogo comodo da raggiungere, ma in cui difficilmente sarebbe stato trovato un cadavere, soprattutto per la profondità in cui il corpo è stato lasciato. Solo con l’indicazione di un testimone diretto si sarebbero potuti ritrovare quei resti”.