Le parole pro-migranti di Claudio Baglioni rischiano di costare caro al direttore artistico di Sanremo: il suo attacco alla linea di Matteo Salvini non è piaciuto alla nuova direttrice di RaiUno (in quota gialloverde), che – racconta La Stampa – sarebbe già pronta a “licenziarlo”. All’inizio del Festival di Sanremo manca ormai poco meno di un mese. Ma la politica irrompe sul palco e scatena una polemica che avrà strascichi anche nelle prossime settimane.
Indipendentemente dagli ascolti che raggiungerà nell’edizione che andrà in onda dal 5 al 9 febbraio, infatti, è difficile che l’artista venga riconfermato per una terza stagione. I collaboratori di Teresa De Santis ne sono certi: almeno finché ci sarà lei alla guida di RaiUno, Baglioni può scordarsi l’Ariston.
Non solo per la predica a favore dell’accoglienza. Ma anche perché, nonostante il cantante sia stimato per la sua caratura artistica, se la scelta fosse stata affidata alla nuova direttrice – che ha ereditato la decisione dalla vecchia gestione – non sarebbe ricaduta su di lui, assicurano. Claudio Baglioni in conferenza stampa all’Ariston ha criticato le politiche del governo sui migranti respinti, attirando su di sé l’attacco di Salvini che gli ha intimato di cantare e basta.
Ancora pochi minuti e sui social il ministro twittatore ha scritto: “Baglioni? Canta che ti passa, lascia che di sicurezza, immigrazione e terrorismo si occupi chi ha il diritto e il dovere di farlo”. Fin qui è cronaca pubblica. Ma cosa è accaduto subito dopo dietro le quinte in casa Rai? La nuova direttrice Teresa De Santis, appunto, fa sapere che con lei al comando della rete la possibilità di un terzo festival guidato dal cantante-direttore finisce qui.
Baglioni, che si è occupato di migranti e sbarchi con il suo festival organizzato dal 2003 al 2012 a Lampedusa “O’ Scia”, ha annunciato che alla kermesse si parlerà anche di Muri: “A 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, i muri li stiamo ricostruendo, anzi non li abbiamo mai abbattuti”. Qualche riferimento causale a Trump?
Anche qui, il governo Lega-Cinque Stelle non gradirà. Dopo il bis, comunque vadano gli ascolti, non ci sarà un Baglioni-Ter. Chissà che questo non porti il direttore ad essere ancora più fermo e intransigente nelle sue posizioni. D’altronde, è già stato messo alla porta: cosa altro avrebbe da perdere? Che belli gli editti televisivi al tempo del governo del cambiamento…
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