Dopo l’europarlamentare Francesca Donato, anche la deputata Sara Cunial potrà entrare in parlamento senza esibire il green pass. La Donato, insieme ad altri parlamentari europei, qualche giorno fa ha vinto il ricorso presentato davanti al Tribunale della Ue, ottenendo così il permesso di partecipare ai lavori del Parlamento di Bruxelles senza presentare il certificato verde. Ora una cosa simile accade in Italia, dove il Collegio d’appello della Camera accoglie il ricorso della Cunial. La decisione definitiva è attesa per il primo dicembre.
La deputata ex M5S, ora nel Gruppo Misto, Sara Cunial, potrà dunque entrare nel Parlamento italiano e partecipare alle sedute senza più dover esibire il green pass. A stabilirlo, dopo una prima bocciatura del Consiglio di giurisdizione, è stato il Collegio d’appello di Montecitorio. Il presidente del Collegio Andrea Colletti, anche lui ex pentastellato e ora in Alternativa c’è, ha accolto con un decreto cautelare monocratico la richiesta di sospensiva della delibera con cui il collegio dei questori ha introdotto l’obbligo del green pass per entrare alla Camera, presentata dalla deputata dichiaratamente No vax.
Il ricorso di Sara Cunial dovrà essere comunque esaminato l’1 dicembre dal Consiglio di giurisdizione di Montecitorio. Altra notizia importante è che la Cunial non dovrà sottostare nemmeno all’obbligo di sottoporsi ad un tampone per attestare la sua negatività al Covid. “Perché viene sospesa la delibera del Collegio dei questori”, spiega lo stesso Colletti.
Colletti spiega che la sua decisione “è soltanto di ordine costituzionale. Come riporta il decreto che ho già notificato sia alla Camera che alla ricorrente che al tribunale interno di primo grado. A me è arrivato solo il ricorso della Cunial. Ma so che dovrebbero esserci altri casi all’esame del primo grado. Poi ci sono ricorsi anche di dipendenti della Camera. E su questi, avendo profili diversi, ci riserviamo di decidere. La decisione del Collegio dei questori sul green pass è esplosiva. Non si era mai avuta una cosa del genere nella storia di Montecitorio”, conclude Colletti.
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