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Le Sardine sono già finite, Santori stacca la spina: “Ci prendiamo una pausa”

Come nelle coppie, quando uno dei due dice: “Ci prendiamo una pausa”, si sa già che la storia è finita. È questa infatti la frase che ha usato Mattia Santori per parlare delle sue Sardine. L’epidemia da coronavirus, arrivata nel momento di massima espansione, ha lasciato un contraccolpo micidiale. E, a quanto pare, le Sardine da oggi alzano bandiera bianca, si prendono una “pausa”, appunto. Nessuno per ora parla di naufragio definitivo, ma i sentori sono quelli. La resa viene certificata con un messaggio nella chat interna del movimento, rivelato da Repubblica. Mattia Santori, Giulia Trappoloni, Andrea Garreffa e Roberto Morotti consegneranno entro giovedì il “manifesto atteso da mesi”, poi “prenderemo una pausa di riflessione”.

Che le sardine avessero perso lo smalto lo si era capito ormai da tempo. Come ricostruisce Il Giornale, “nessuno ne parla più, zero ospitate in tv (ormai si parla solo di Covid, che ne può sapere Santori?), di elezioni per cui mobilitarsi contro Salvini e i suoi compari non ce n’è ombra. Dopo la ‘vittoria’ in Emilia Romagna, quella dei Santori boys è stata una lunga parabola discendente fatta di scivoloni mediatici, liti interne e piccole o grandi scissioni. Ma ci sono anche l’inesperienza di farsi fare una foto con i Benetton nel pieno della querelle Autostrade, la partecipazione ad Amici, la proposta di una tassa patrimoniale”.

Sono emersi allora i distinguo della leader calabrese, Jasmine Cristallo, le scissioni dell’atomo provocate dal romano Ogongo. E poi i malumori per la creazione di una Associazione per la raccolta fonti, lasciando all’oscuro (quasi) tutti gli esponenti delle varie realtà locali lontane dal fulcro bolognese. “E le rivelazioni, pubblicate in esclusiva dal Giornale, da parte di un deluso fondatore delle Sardine nel Nord Italia, sulle tensioni interne, le liti, le diverse vedute. Campanilismi. Incomprensioni. L’atteso convegno di Scampia mai celebrato causa pandemia”.

“Sono conscio che qualcuno preferisce farmi le scarpe e screditare me e le persone che mi supportano”, avrebbe scritto Santori nella chat denunciando “frustrazione e saccenza”. Lo scontro ruota attorno alla “forma” da dare alle sardine del futuro. Una parte della “classe dirigente” (sempre che si possa chiamarla così) spinge per trasformare le sarde in un partito. L’altra parte, tra cui i fondatori, vorrebbe farle rimanere un “gruppo di influenza e pressione mediatica”. E qui si arenò il movimento.

 

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