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Scie chimiche, l’ammissione degli scienziati: “C’entra il riscaldamento globale”

Il rapido riscaldamento del pianeta, con l’Artico che si riscalda a un ritmo doppio rispetto alla media globale, impone soluzioni nuove e audaci. Alcuni scienziati della Cornell University hanno proposto un intervento su larga scala per tentare di ridurre le temperature globali: un sistema di iniezione di aerosol nella stratosfera, ispirato a un fenomeno naturale già noto.

Secondo i modelli climatici, entro il 2050 il ghiaccio marino estivo nell’Artico potrebbe scomparire, un cambiamento che avrebbe conseguenze devastanti non solo per quella regione, ma per tutto il pianeta. La sola riduzione delle emissioni di gas serra potrebbe non essere sufficiente ad arginare il fenomeno, e gli scienziati esplorano dunque la possibilità di “raffreddare” la Terra agendo direttamente sull’atmosfera.

Lo studio, pubblicato di recente sulla rivista Environmental Research Communications, trae ispirazione dai processi naturali osservati durante le grandi eruzioni vulcaniche, come quella del monte Pinatubo nel 1991. Durante questi eventi, polveri e ceneri immesse in atmosfera causano un calo temporaneo delle temperature. Tuttavia, è soprattutto l’anidride solforosa – presente in alte concentrazioni nelle emissioni vulcaniche – a produrre un raffreddamento più duraturo. Questa sostanza, infatti, può restare nella stratosfera per anni, formando uno strato che riflette la luce solare e riduce così la temperatura in superficie.

I ricercatori della Cornell hanno dunque ipotizzato di applicare lo stesso principio attraverso la Stratospheric Aerosol Injection (SAI). Questa tecnica prevederebbe il rilascio di aerosol di anidride solforosa nella stratosfera, utilizzando aerei specializzati capaci di volare ad alta quota. Secondo i calcoli, l’iniezione annua di circa 6,7 miliardi di chilogrammi di anidride solforosa per ciascun polo potrebbe contribuire significativamente al raffreddamento delle aree polari, le più colpite dal riscaldamento globale.

Per rendere operativa questa strategia, sarebbero necessari circa 15 anni per organizzare le infrastrutture e la logistica, con un costo stimato di circa 11 miliardi di dollari l’anno per il mantenimento delle operazioni. Sebbene le tempistiche e i costi siano significativi, lo studio sottolinea che i benefici di questa strategia potrebbero superare di gran lunga i rischi.

Non mancano, infatti, i dubbi sugli effetti collaterali di un’iniezione massiccia di aerosol in atmosfera: questa soluzione potrebbe alterare i regimi delle precipitazioni e avere ripercussioni sugli ecosistemi. Tuttavia, secondo gli autori della ricerca, i rischi legati al riscaldamento globale e all’innalzamento dei mari richiedono soluzioni drastiche, e la SAI potrebbe rappresentare un’opzione da considerare seriamente per salvaguardare il clima globale.

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