Lo sciopero dei benzinai è stato confermato. Gli ultimi tentativi di trovare un accordo col governo Meloni sono andati a vuoto. Anzi, le tensioni tra le parti sono addirittura aumentate nelle scorse ore. Le pompe di benzina, compresi gli impianti self service, resteranno dunque chiusi in tutta Italia dalle ore 19 di martedì 24 gennaio fino alla stessa ora di giovedì 26. L’orario di riferimento per gli impianti che si trovano sulle autostrade sono invece le 22. L’unica eccezione potrebbe essere rappresentata dagli impianti self gestiti direttamente dalle compagnie petrolifere. Inoltre, come comunicato dalle sigle sindacali, dovrebbero essere garantiti i “servizi minimi essenziali”.
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Lo scontro tra i benzinai e il governo Meloni
“Non potevamo tornare indietro rispetto a un provvedimento che secondo me è giusto”, tuona da Algeri dove è in visita ufficiale il premier Giorgia Meloni facendo riferimento allo scontro con i benzinai. “È la ciliegina sulla torta. – replica Giuseppe Sperduto, presidente di Faib Confesercenti – Non riusciamo a capire questa fermezza proprio da parte della destra sociale, che più di tutti dovrebbe capire una categoria come quella dei benzinai. I cittadini hanno già capito invece che noi tutto siamo, tranne che speculatori”. Insomma, i sindacati di categoria Faib, Fegica e Figisc Confcommercio, ci tengono a precisare che non hanno indetto questo sciopero “solo per un cartello”, che sarebbe quello imposto dal decreto Trasparenza con il prezzo medio regionale.
Le ragioni dello sciopero confermato
E non sono nemmeno le sanzioni legate alla mancata esposizione dei cartelli a farli infuriare, ma il fatto di essersi sentiti traditi dal governo Meloni che li ha accusati di essere degli speculatori dopo aver eliminato lo sconto sulle accise. “Non possono eliminare il cartello, sono prigionieri dei loro errori. – attacca Alessandro Zavalloni, segretario nazionale Fegica – Vedremo alla Camera. In audizione chiederemo serietà: i prezzi si abbassano solo eliminando la cause strutturali degli aumenti”.
“Aveva mostrato disponibilità verso la nostra proposta di sostituire il cartello con il prezzo medio con un Qr code o una app. Ma poi tutto è caduto come un castello di carta”, si sfoga ancora Sperduto della Faib. “Speriamo nel percorso in commissione, che almeno lì vengano prese in considerazione le nostre proposte, e non si penalizzi tutta la categoria se ci sono 1.500 benzinai su oltre 22mila che non comunicano i prezzi al ministero”, aggiunge Bruno Bearzi, presidente di Figisc.
“È un settore che conosco bene, credo che ci siano ancora spazi di manovra da parte del governo. – prova ad allentare le tensioni Luca Squeri, ex presidente Figisc e attuale capogruppo FI in commissione Attività produttive – Le sanzioni non possono essere così pesanti per chi ritarda la comunicazione dei prezzi. E credo che l’obbligo di cartello con il prezzo medio regionale sia contrario al principio della libera concorrenza, e anche controproducente, perché porterà a un aumento generalizzato”.
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