Il day after della scissione di Renzi comporta tanti calcoli. E ora entra in ballo anche un discorso economico. Forse non tutti hanno pensato che dietro alla vicenda si cela anche un aspetto monetario. Per questa scissione, dalle casse del Partito Democratico sono uscite cifre da capogiro, per l’esattezza 2 milioni e 110 mila euro. Tanto costerà la separazione tra i Dem e Renzi alle casse del partito.
Ogni Dem che abbandonerà il partito per aggregarsi all’ex Presidente del Consiglio, porterà infatti con sé il proprio contributo annuale. Ogni renziano che abbandonerà le fila Dem per aggregarsi al nuovo gruppo neo formato porterà con sé un piccolo tesoretto.
Nel dettaglio, per i deputati si parla di 49 mila euro per 12 mesi, mentre per i senatori la cifra sale di 10 mila euro. Trattandosi nel caso specifico di 25 deputati e 15 senatori, il conto è presto fatto: insieme ai 40 componenti, il Pd dovrà dire addio anche a più di due milioni di euro. A darne annuncio è stato lo stesso Matteo Renzi che, ospite a Porta a Porta, ha parlato della scissione e di chi lo seguirà lasciando il Pd.
Dopo l’annuncio della formazione del nuovo gruppo e l’addio al Pd, Matteo Renzi ha esposto in più occasioni i numeri di questa scissione. Innanzitutto si parla di 40 persone, tra deputati e senatori, che traslocheranno e seguiranno Renzi nella nuova avventura.
Tra loro anche la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova che sarà la capo-delegazione al governo. Ognuno di loro porterà con sè il proprio contributo: i 25 deputati avranno un “valore” complessivo di 1 milione 225 mila euro, mentre i senatori 885 mila euro. Intanto il primo sondaggio sul partito di Renzi Italia Viva è quello diffuso ieri da Cartabianca, che gli attribuisce un non pregevolissimo 3,8%, ma è chiaro che ad oggi è troppo presto, vista l’accelerazione degli eventi degli ultimi giorni, per considerare come attendibili questo tipo di rilevazioni.
È interessante comunque far notare che l’elettorato potenziale di questa ancora troppo recente rilevazione è quello del Partito Democratico in gran parte, ma è sostanzioso anche tra gli altri partiti e persino tra chi non votava.
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