“Lo Stato mi aveva promesso che sarebbe cambiato tutto. Il 2007 doveva essere l’anno zero, invece oggi sembra che mio marito sia morto invano”.
Parole molto amare di Marisa Grasso, vedova dell’ispettore Filippo Raciti, ucciso il 2 febbraio 2007 negli scontri tra i tifosi di Catania e Palermo.
A quasi sedici anni di distanza, non sembra essere cambiato molto, ha detto Grasso ai microfoni di Radio Rai Uno, durante la trasmissione Radio Anch’io Sport: “Questi segnali di violenza non mi sono nuovi, c’erano già prima della morte di mio marito. Poi, dopo la tragedia, il 2 febbraio 2007, quasi 16 anni fa, lo Stato mi ha promesso che non sarebbero più accaduti questi fatti. Il 2007 lo chiamarono l’anno zero, doveva essere l’anno di cambiamento”.
Ha proseguito Marisa Grasso: “Ci sono stati momenti bui e pesanti con la pandemia e ora, subito dopo Natale, rivedere queste scene mi ha hanno fatto molto male, mi hanno fatto rivivere il mio dolore, la mia sofferenza. E pensare che altre famiglie ieri si potevano ritrovare in un attimo a vivere la tragedia che ho vissuto. È inaccettabile vivere queste situazioni”.
Marisa Grasso ha commentato quanto accaduto ieri sull’autostrada A1, nell’area di servizio di Badia al Pino, in provincia di Arezzo, dove ultrà della Roma e del Napoli hanno dato vita a una vera e propria guerriglia, provocando miracolosamente un solo ferito.
L’Autosole è stata chiusa immediatamente al traffico, durante il controesodo delle ferie natalizie, per poi essere riaperta dopo più di un’ora.
La stessa area di servizio era stata il teatro della morte dell’ultrà laziale Gabriele Sandri, l’11 novembre 2007, ucciso dall’agente Luigi Spaccarotella in seguito agli scontri tra il suo gruppo e quello di alcuni tifosi juventini sopraggiunti nella stessa area.