Giorgia Mleoni è la leader di un partito ancora fascista o di una moderna forza politica di destra? È questo il tema del dibattito andato in onda su La7 durante l’’ultima puntata di Otto e mezzo. Dibattito che si trasforma subito in scontro tra il professore di Storia dell’arte, Tomaso Montanari, e il direttore di Libero, Alessandro Sallusti. Il primo lancia gravi accuse contro la Meloni. Il secondo invece la difende a spada tratta.
“È vero che c’è un accanimento politico-mediatico contro Giorgia Meloni, anche perché continua a vincere?”, domanda la Gruber al suo ospite. “Ma niente affatto. – risponde deciso Montanari – Vezzeggiata da Enrico Letta, intervistata dal Corriere della Sera a raffica, le pubblicità del suo libro sono state per settimane su Repubblica. Ma quale isolamento? – si chiede polemicamente il professore – Ci si è giustamente preoccupati per la vittoria della Le Pen in Francia. E la si è definita esattamente per quello che è: estrema destra. Nonostante il suo enorme consenso”.
“E l’Italia è diversa forse? – si domanda ancora Montanari – La Meloni è una Le Pen italiana che non ha fatto i conti fino in fondo col fascismo. Leggete i libri e le inchieste di Paolo Berizzi. Quel partito è pieno di fascisti, ed è documentato. La fiamma arde ancora nel simbolo di Fratelli d’Italia. Quella è la fiamma che ardeva dalla tomba di Mussolini. È Giorgia Meloni che continua a dire che Giorgio Almirante è un grande politico e patriota. Era il segretario di redazione della Difesa della razza”.
“Lo diceva anche Berlinguer”, lo interrompe però Sallusti. Ma Montanari tiene il punto. “Cominciate a fare autocritica anche voi a sinistra prima di attaccare la Meloni. Abbiamo avuto un presidente della Repubblica che applaudiva i carri armati russi in Ungheria, per favore”, sbotta allora il direttore di Libero facendo riferimento a Giorgio Napolitano. “Ma dove sono i saluti fascisti in Fratelli d’Italia? In questo Paese tutto ciò che non è di sinistra, è fascista. Mi fa più paura Montanari: quello è fascismo, non la Meloni”, conclude Sallusti.
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