Quello che doveva essere un tavolo di confronto alla ricerca di soluzioni da mettere in campo collettivamente si è risolto, in realtà, in una sorta di gioco al massacro. Da una parte i sindaci, sul piede di guerra, a chiedere più risorse e subito: 3 miliardi di euro per continuare a tenere unito un tessuto sociale che vacilla pericolosamente. Dall’altra il premier Giuseppe Conte, collegato in videoconferenza e bersaglio delle ire dei vari primi cittadini di tutta Italia. Ognuno ad avanzare richieste, proposte. Nessuno a spendere una sola parola in difesa di Palazzo Chigi.
A raccontare i retroscena della videoconferenza è Repubblica, che ha parlato di un clima ostile diffuso in ogni partecipante al meeting virtuale. Compresa Virginia Raggi, dalla quale Conte si sarebbe sicuramente aspettato un atteggiamento più conciliante e che invece è andata a sua volta all’attacco: “Presidente, ci servono soldi. Subito”. Tra i più battaglieri, il sindaco di Venezia Enrico Brugnaro: “I suoi ministri, presidente, non capiscono un cavolo. Vanno in tv a raccontare a raccontare un Eldorado che non esiste, sono scollegati dalla realtà”.
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Persino Beppe Sala, in collegamento da Milano, è tutt’altro che amichevole: “State commettendo un errore politico mostruoso. Se non cambiate, porteremo avanti iniziative politiche durissime”. Le richieste dei sindaci sono chiare: 3 miliardi in più, maggiore flessibilità nei bilanci, proroga al 2021 del monitoraggio sui Comuni in dissesto, risorse dal nuovo Recovery Fund delineato nelle scorse ore dalla Commissione Europea.
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Conte, bersagliato dal fuoco virtuale ma non per questo meno doloroso, ha cercato di rassicurare i partecipanti, promettendo un nuovo scostamento di bilancio, entro luglio, per poter mettere a disposizione dei sindaci la somma richiesta. Poi, saggiamente, il premier ha salutato tutti e ha concluso il suo intervento. Consapevole, però, del fatto che gli animi siano più che accesi. E che di sindaci “amici” all’orizzonte non ci sia più neanche l’ombra.
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