Uno scambio di battute al veleno, quello andato in scena tra la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e Matteo Salvini. Con tanto di lite sulla corretta scrittura di uno dei termini più utilizzati in questi giorni di programmi per la ripartenza scolastica, quel “plexigas” che rischia di trasformarsi in una triste costante nei mesi a venire all’interno degli istituti. Proprio sulla corretta grafia del termine, però, i due si sono scontrati. Il leghista sosteneva infatti che la “s” fosse una sola, per la ministra invece due.
Stando a quanto riportato dall’enciclopedia Treccani, la ragione sarebbe però dalla parte di Salvini: “
Plexiglas” (con una sola s) è infatti “il nome commerciale di una resina termoindurente infrangibile, trasparente, più leggera del vetro, in luogo del quale viene adoperata per molti usi: se ne fanno oggetti di fantasia, bacchette, lastre, tubi ecc., e parti di aeromobili”.Se è vero che alle volte compare in rete anche la dicitura con due s, secondo l’enciclopedia la differenza sarebbe relativa al fatto che Plexiglass è un marchio commerciale registrato di proprietà di un’azienda privata. Come è avvenuto per altri prodotti, il brand è diventato di utilizzo comune per definire il materiale.
Lo scontro era nato dopo la pubblicazione di un video accanto al quale Salvini aveva cinguettato: “Le follie del governo sul decreto Scuola: lo sfogo di una mamma, e come lei tante famiglie in tutta Italia che chiedono sorrisi e speranza per i loro figli, non il plexiglas. Non è questo il futuro da dare agli studenti. #AzzolinaBocciata”. Replica della Azzolina: “Non hai letto il decreto (non è una novità), fai propaganda sulla sicurezza (non ci sarà nessuna gabbia di plexiglass). E non sai neanche come si scrive plexiglass. Essere bocciata da te è una promozione”.
Il Consiglio di Stato dà ragione a Mimmo Lucano (e boccia Salvini)