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Scosse Campi Flegrei, gli esperti: “È una bomba ad orologeria”. Cosa c’è là sotto

Negli ultimi 15 giorni nei Campi Flegrei si registra un rallentamento del processo deformativo. Da qui probabilmente deriva la diminuzione degli sciami sismici e dei terremoti. Alla fine di ottobre il ministro Musumeci aveva spiegato che l’attività vulcanica era in evoluzione. E aveva segnalato la possibilità di passare all’allerta arancione. Intanto, racconta oggi il Corriere del Mezzogiorno, l’insieme dei risultati scientifici rafforza l’evidenza del coinvolgimento di magma nell’attuale processo bradisismico di sollevamento del suolo. E uno degli ultimi studi dice che ci sono serbatoi di magma a bassa profondità. Gli esperti si interrogano sul processo che porta al mescolamento dei magmi in risalita dai serbatoi profondi a quelli in superficie.

Campi Flegrei, il parere dei vulcanologi

La tesi non è condivisa da tutta la comunità scientifica. Si basa su studi e modelli elaborati da équipe di vulcanologi, tra cui alcuni lavori dell’Istituto nazionale di Geovulcanologia. Uno degli ultimi studi si chiama “Dinamica della camera magmatica nella caldera dei Campi Flegrei”. È firmato da tre vulcanologi Ingv: Chiara Paola Montagna, Paolo Papale e Antonella Longo. Gli scienziati hanno studiato la dinamica della convezione del rimescolamento del magma nei Campi Flegrei. Secondo questa tesi il sistema vulcanico includerebbe “magmi collocati a bassa profondità e la probabile presenza di più serbatoi con diversa profondità, dimensione e forma che possono essere collegati in determinate fasi durante l’evoluzione del sistema”. E “nel caso specifico dei Campi Flegrei, un abbondante componente di gas magmatico si riconosce nelle fumarole della Solfatara”.

Campi Flegrei, i serbatoi di magma

A circa otto chilometri di profondità c’è un serbatoio di magma. La larghezza in orizzontale si stima in alcune decine di chilometri. Ma alcuni «lotti ricchi di fluidi, interpretati come magma parzialmente fuso, sono stati identificati» tra uno e sei chilometri di profondità. Secondo le elaborazioni «i serbatoi meno profondi contengono magmi con composizioni dalla trachite alla fonolite». Secondo le simulazioni dei vulcanologi ci sarebbe trasporto e mescolamento tra magmi che arrivano dalle profondità a livello dei serbatoi superficiali. Questo crea uno scambio tra i flussi di magma in risalita e quelli che affondano nella diga in direzione profonda.