Il Regno Unito è in fibrillazione dopo la Brexit. Oltre alla delicata questione iralndese, a preoccupare Boris Johnson c’è soprattutto la Scozia che ora non esclude un referendum unilaterale sull’indipendenza, anche contro il volere del governo e del Parlamento di Londra. Lo ha fatto capire chiaramente ieri pomeriggio la leader dell’esecutivo scozzese, Nicola Sturgeon: di fronte alla platea della stampa estera, ha ammesso che se Johnson continuerà a negare il voto popolare agli scozzesi, la strada da esplorare sarà quella di una consultazione la cui legalità è certificata solo dal Parlamento di Edimburgo o da una corte scozzese. Lo riporta Il Corriere della Sera.
Questa prospettiva aprirebbe una crisi costituzionale in Gran Bretagna e rischierebbe di trascinare la Scozia verso una deriva “catalana”. Nicola Sturgeon si è affannata a ripetere che loro non seguiranno l’esempio di Barcellona, che non ha portato a nulla di concreto, ma che intendono percorrere “un processo legittimo, legale e costituzionale. Non sono sorpresa — ha detto — dal rifiuto di Johnson di concedere una consultazione popolare. Continueremo a costruire il sostegno all’indipendenza — ha spiegato — fino a che diverrà insostenibile, politicamente e moralmente, bloccare il nostro diritto a scegliere”. Questa la strada maestra.
Ma la decisione finale spetta a Westminster. Scrive il Corriere: “Nel 2014 era stato infatti il governo di David Cameron a consentire agli scozzesi di votare sull’indipendenza. Una scommessa vinta, perché avevano prevalso gli unionisti. Ma ora la Brexit ha mutato completamente il quadro. ‘Noi scozzesi siamo stati portati fuori dalla Ue contro la nostra volontà’ proclama la Sturgeon, perché loro nel 2016, a differenza dell’Inghilterra, avevano votato per restare. E anche alle ultime elezioni, fa notare, ‘i partiti che si oppongono alla Brexit hanno ottenuto i tre quarti dei voti’. Dopo le elezioni di dicembre, sostiene la Sturgeon, si è verificato uno slittamento nelle posizioni del governo di Londra”.
Ciò che ora è presentato come il miglior esito possibile è un trattato di libero scambio con la Ue sul modello canadese, che non esclude i controlli doganali, con tutto l’attrito commerciale che ne seguirebbe: altrimenti si andrà al no deal, “uno scenario che fino a pochi mesi fa sembrava terribile e ora è stato normalizzato”. Dunque, conclude, “abbiamo diritto a una alternativa, quella di essere un Paese indipendente al cuore dell’Europa”. Perciò se Londra si ostinerà nel suo rifiuto, sono pronti a esplorare il “piano B”. E l’Europa appoggerà la Scozia.
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