In tempi di pandemia è la scuola che va dai ragazzi. E’ l’idea di una giovane docente di Faenza, la 26enne Giulia Zaffagnini, che ha deciso di utilizzare il suo camper (da lei ribattezzato Jolly) per aiutare gli studenti in difficoltà con la didattica online, nel periodo del Covid-19. Quando “Jolly” è entrato nella sua vita, qualche anno, l’unico desiderio di Giulia era quello di farne la propria casa itinerante per girare l’Europa in vacanza insieme agli amici. “Se non ci fosse stata l’emergenza Covid non mi sarebbe mai venuto in mente di utilizzarlo come scuola”, ha raccontato la giovane insegnate. Ma in effetti, poi, le cose sono andate esattamente così. Giulia insegna all’ Istituto comprensivo San Rocco di Faenza. All’inizio di questo travagliato anno scolastico gli è stato affidato il ruolo di insegnante di laboratorio linguistico, seguendo un gruppetto di studenti delle medie di origine straniera che, proprio a causa della lingua, con la chiusura delle scuole spesso riscontrano alcune difficoltà con la didattica online. “Di solito sto con loro fuori dalla classe, facciamo il nostro programma -spiega- oppure li aiuto nel comprendere meglio le altre lezioni”. Per non abbandonarli anche in questo periodo, ecco allora l’idea: andare sotto casa loro, almeno una volta a settimana, e fare lezione individualmente, nel rispetto delle norme di sicurezza, a bordo di Jolly, un camper Volkswagen Westfalia del 1987.
L’istituto in cui insegna la giovane, ha accolto a braccia aperte la sua iniziativa, e così la sua idea è diventata il “Progetto scuola senza frontiere”: “Facevo già didattica uno a uno e questo di sicuro ha agevolato la creazione del progetto, ma se fossi una docente curricolare forse con una classe di venti ragazzi non sarebbe possibile” ha ammesso Giulia. La docente ha spiegato che con gli studenti stranieri, attuare solo la didattica online portava a dei gap di comprensione molto ampi. Gli alunni in questione, ovviamente, oltre alle lezioni con Giulia (il resto delle ore di laboratorio linguistico restano a distanza) seguono anche tutta la didattica curricolare online, esattamente come i loro compagni.
“I riscontri che ho avuto da parte loro sono stati molto positivi, perché mi hanno detto di essere un po’ stanchi di ritrovarsi tante ore davanti al computer – ha spiegato ancora la giovane insegnante-. La cosa principale che mi ha fatto scattare l’idea è stato che di solito in presenza, per spiegare una cosa, ci metto dieci minuti, mentre con la didattica online ci ho messo anche un’ora intera. Quindi principalmente tutto è nato dalla frustrazione, mia e dei ragazzi, data da un momento di emergenza come quello attuale. Quando uno è in difficoltà – ha sottolineato Giulia- forse riesce a trovare delle soluzioni a queste difficoltà”.Ti potrebbe interessare anche: “Con caldo e mascherine il coronavirus sta perdendo forza, ma ritornerà in autunno”. La conferma dal virologo Caruso