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Sea Watch 3, Carola Rackete “ha rispettato il dovere di soccorso in mare”

Secondo la Cassazione Carola Rackete, l’ormai famosa capitana della Sea Watch 3, avrebbe agito”seguendo le disposizioni sul salvataggio in mare perché l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro”. Una sentenza che sicuramente non piacerà a Matteo Salvini, che contro la donna aveva pronunciato parole durissime all’epoca dei fatti. 

Questa le motivazioni, emerse soltanto ora, legata alla decisione con cui la Corte di Cassazione ha annullato l’ordine di arresto emesso ad agosto dalla Procura di Agrigento nei confronti della comandante della Sea Watch 3 dopo che la Rackete, quasi scontrandosi con una motovedetta della Guardia di finanza che le sbarrava il passo, aveva forzato il divieto di ingresso firmato da Matteo Salvini e portato la nave della Ong tedesca fino al molo di Lampedusa per sbarcare i migranti soccorsi diversi giorni prima.  Stando alle motivazioni depositate dalla Cassazione, la donna avrebbe però agito in adempimento del dovere di soccorso in mare”. Non solo. Aggiungono i supremi giudici che queste sono due disposizioni ben conosciute anche da coloro che, per servizio, operano in mare svolgendo attività di polizia marittima in una situazione nella quale “la causa di giustificazione era più che verosimilmente esistente”.
Le motivazioni che scagionano la Rackete arrivano nel giorno in cui la Procura di Catania ha depositato all’ufficio del gip la richiesta di fissazione dell’udienza preliminare per il caso Gregoretti dopo aver ricevuto da Palazzo Madama il fascicolo processuale con il nullaosta a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo salvini accusato di sequestro di persona e abuso in atti d’ufficio. Il presidente dei gip Nunzio Sarpietro dovrà adesso fissare la data dell’udienza.

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